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Mirko De Frassine è un aquilano trentaquattrenne alla sua seconda prova letteraria. Dopo “La tenda gialla” del 2011, arriva infatti “Oltre le stelle”. Intimista, visionario, quest’ultimo romanzo è la storia di un viaggio soprattutto interiore. La prima persona del racconto corrisponde perfettamente alla sostanza delle pagine, una sorta di ricerca del proprio tempo e del proprio spazio. Forse letterario, soprattutto umano. 

Come nasce la tua passione per la scrittura? “Fin da bambino amavo scrivere e lo facevo nei modi più singolari: su un cartoncino, sul vetro della finestra, sulla corteccia degli alberi. Insomma ovunque. Ho sempre sentito dentro di me il bisogno di comunicare passione per quello che ci circonda: per la vita in generale. I miei autori preferiti e che mi hanno sempre affascinato sono Andrea De Carlo, in particolare un suo libro ‘Uto’, Paulo Coelho con il suo ‘Alchimista’ ma Hesse e molti altri autori. Ho avvertito l’esigenza da 5 anni a questa parte di concretizzare e mettere su carta tutti i miei pensieri dando loro un filo logico ben preciso”.

Nel libro si dà molto spazio al mondo interiore e alla coscienza.. che tipo di percorso hai affrontato o magari stai ancora affrontando in questo senso? “La componente ‘intimista’ è ciò che ha sempre caratterizzato la mia vita e ‘oltre le stelle’ ne è l’incarnazione. Stile semplice di scrittura, adatto a tutti. Non è facile tradurre il linguaggio interiore, fatto di sensazione in strutture proprie come quelle linguistiche. Ci sono cose che non possono essere descritte a parole, ma solo provate. La coscienza che ognuno di noi ha e, qui lo sottolineo, deve coltivare verso la conoscenza di se stessi, è uno strumento potentissimo verso la definizione di noi uomini come esseri dalle mille facce e sensazioni. Ho vissuto la mia vita inondandomi di calore e emozioni provate anche nelle più difficili situazioni. Credo fondamentalmente che vivere la vita significhi guardare ogni secondo della nostra presenza come ‘magia di creare innumerevoli cose’. Oggi porto avanti i miei libri, le mie idee, i miei esperimenti di comunicazione e risveglio mentale, vivendo ogni giorno come se fosse il più importante della mia vita. Ho viaggiato molto e ho imparato che non si finisce mai di espandere i propri confini e quindi veder crescere e mutare i propri sogni. Il libro porta un messaggio e il sogno sarebbe quello di diffondere un modo nuovo di vedere le cose.

Un altro elemento affrontato nel romanzo è l’amore. Come vivi l’amore in senso letterario e come lo vive il protagonista di Oltre le stelle? “In senso letterario vivo l’amore come un qualcosa di affascinante. Il mio concetto di amore è di due linee parallele che si affascinano, si avvertono, compiono un percorso, senza però mai avere l’arroganza di sopraffarsi o sovrapporsi l’una con l’altra. Il protagonista di ‘oltre le stelle’ vive l’amore come scoperta di se stesso e dell’altro come momento per conoscere la verità. La ricerca del senso della vita passa per l’amore e quindi per il confronto, il dare e ricevere”.

Infine, il viaggio interiore. Anche qui… il senso letterario e quello umano, esistenziale… cosa rappresenta per te Mirko e cosa per te scrittore… “Per me il viaggio è il modo più completo di conoscere. Molti hanno scritto capolavori immaginando viaggi, altri invece viaggiando una vita e il bello è che quando il viaggio lo fanno le sensazioni non importa quale sia la meta da raggiungere ma come vivi il percorso. Per Mirko scrittore e Mirko persona reale il percorso è il medesimo. Non faccio altro che tradurre su carta ciò che provo nella continua ricerca di strade”.

Una domanda sull’Aquila è d’obbligo.. come vivi il rapporto con la tua città oggi? “Ho vissuto in Inghilterra e Spagna oltre che in varie città italiane. L’Aquila ha il fascino della tranquillità. Ha il silenzio della contemplazione che lascia spazio all’immaginazione. Amo l’atmosfera naturale dell’Aquila ma questa città ha bisogno di diventare una possibilità per tutti di creare e manifestarsi. C’è bisogno di iniziative, di cultura, di ampliare le reti sociali. Per fare una battuta: E’ così difficile collegare un capoluogo che dista 100 km dalla Capitale d’Italia con reti ferroviarie? Probabilmente sì, o forse la volontà è quelle di restare fermi così. Dispiace che molte menti brillanti non possano confrontarsi e avere in questo posto magico, scambi culturali di un certo tipo”.