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“Quando vuoi più di quello che hai, pensi di averne bisogno, e quando pensi più di quello che vuoi i tuoi pensieri cominciano a sanguinare. Così penso di dover trovare un posto più grande, perché quando hai più di quello che pensi hai bisogno di più spazio. Società, sei una razza folle, spero che tu non ti senta sola senza di me”. (Eddie Vedder, Society)

Esiste un momento, nella vita di molti, in cui si guarda ciò che si ha e si riflette sul proprio posto nel mondo. C’è chi questo momento lo assapora, si strugge con le domande che ne conseguono e poi lo abbandona, cullandosi nelle stesse comodità che proprio in quel momento lo hanno fatto vacillare.

Ma c’è anche chi se ne fa una ragione di vita, sentendosi stretto nei propri averi materiali, e decide di dare a se stesso una svolta drastica.

Christopher McCandless nel 1990 scelse la seconda strada, abbandonando tutti i suoi risparmi e gli agi della famiglia benestante per attraversare l’Ovest americano e avventurarsi nelle terre selvagge dell’Alaska, cercando di sopravvivere cibandosi di piante commestibili e cacciagione, dopo aver trovato rifugio in un autobus abbandonato, da lui ribattezzato Magic Bus e diventato negli anni meta di pellegrinaggio.

Magic Bus

La storia di Christopher, che dopo l’abbandono della propria identità scelse di chiamarsi Alexander Supertramp, venne dapprima raccontata da Jon Krakauer, che raccolse gli appunti del giovane nel libro Nelle terre estreme. Sean Penn decise quindi di farne un film, e dopo una battaglia sui diritti lunga 10 anni affidò a Emile Hirsch il ruolo di protagonista.

Grazie a una fotografia memorabile, che immerge lo spettatore nella natura incontaminata dell’Alaska, e a una colonna sonora creata ad hoc quasi interamente dal leader dei Pearl Jam, il film presenta una corretta trasposizione dei racconti del protagonista, le cui parole compaiono a coadiuvare le immagini attraverso sottotitoli e voci fuori campo.

Al di là della valutazione etica sulla scelta del personaggio, che ha suscitato critiche e diatribe tra chi lo esalta e chi ne condanna l’incoscienza, il valore di Into the wild sta nel dare il giusto risalto a chi ha reso reale una scelta di libertà personale e coraggiosa, che prima o poi alberga in molte persone.

“Lascia che sia io a trovare un modo di essere, considerami un satellite sempre in orbita, conoscevo tutte le regole ma le regole non mi conoscevano, garantito”. (Eddie Vedder, Guaranteed, Golden Globe 2008 per la miglior canzone)

REGIA: Sean Penn

ANNO: 2007

GENERE: Drammatico

DURATA: 148 minuti

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