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ASCOLI PICENO – Il Piceno sceglie i suoi quattro consiglieri, tra PD, Movimento 5 Stelle e Forza Italia. Nella rosa Anna Casini, Fabio Urbinati, Peppe Giorgini e Piero Celani. Il quadro che emerge al momento fa intendere che il Piceno sceglie i vecchi lupi della politica locale: Anna Casini, supportata da Luciano Agostini, Piero Celani e Giulio Natali. Exploit in positivo per Fabio Urbinati che senza invocare grosse rivoluzioni conquista un ottimo piazzamento.

RIFLESSIONI SUI CONSIGLIERI – Qualche considerazione sulla scelta dei candidati. Il primo dato importante si chiama, come prevedibile, astensionismo. Nella provincia di Ascoli è andato a votare il 47,36% degli aventi diritto, nel comune di Ascoli il 48,83%. Tradotto, significa che più di 1 ascolano su 2 è rimasto a casa, piuttosto che votare i nomi in lizza. Numero importante, ma non basta. L’astensionismo, infatti, non gratifica soltanto i vecchi lupi della politica locale, ma consente di assegnare 15.014 preferenze al candidato presidente della Lega Nord, di cui – specificamente alla lista – 1.858 nel solo comune ascolano e 8.148 in tutta la provincia. Bene il Movimento 5 Stelle che porta a casa 13.735 preferenze di “rottura” in tutto il Piceno. Male, malissimo la lista Marche 2020 che non va oltre il 4,41%, favorendo invece l’alleata Forza Italia che conquista un bel bottino con 8.475 voti.

IL PALMARES DEI CONSIGLIERI DEL PICENO: LA REGINA ANNA CASINI –  I numeri del Piceno premiano le vecchie volpi, salvo Fabio Urbinati che, forse, è il nome fuori dagli schemi. Cominciamo dalla grande vittoria di Anna Casini, dall’alto dei 26.835 voti del PD in tutto il Piceno, di cui 6.178 solo ad Ascoli, l’ascolana, sostenuta dai big del Partito Democratico piceno, a cominciare da Luciano Agostini, solo ad Ascoli si mette in tasca 2.466 preferenze e in tutta la provincia sbanca con 7.506 voti, piazzandosi sul gradino più alto dei consiglieri regionali. Il risultato fa pensare. Innanzitutto, fa presumere che il PD ascolano con Casini, Agostini e Lucciarini scambierà questa dote con un assessorato succoso e gratificante per la “dolce rivoluzionaria”. I 2.466 voti conquistati  ad Ascoli, tuttavia, fanno pensare che qualcuno di quel 60% che appena un anno fa aveva decretato la vittoria bulgara di Guido Castelli, assegnando di contro un misero 13% al Pd ascolano, abbia quanto meno cambiato idea. Per carità, solo gli stupidi non lo fanno, ma, come diceva un vecchio lupo della politica, “A pensare male si fa peccato… Ma spesso si indovina”. Un bel segnale arriva con Fabio Urbinati che, staccandosi dai soliti nomi del PD locale e con una campagna elettorale poco sofisticata, porta a casa 4.050 voti.

GLI ALTRI BIG – Nella provincia tante preferenze per tutti i nomi del PD, Monica Acciarri chiude con 3.572, restando fuori dal Consiglio Regionali per 500 voti e Claudio Benigni convince meno rispetto ai suoi colleghi di partito con 2.804 voti. L’evergreen Valeriano Camela conquista senza troppa fatica 1.559 preferenze, di cui 663 nell’ascolano. Vola l’eterno Piero Celani con 4.224 preferenze, di cui 2.196 solo ad Ascoli. Il peso politico dell’ex sindaco ed ex presidente della Provincia, se mai qualcuno avesse avuto dei dubbi, c’è eccome. Altro big del Piceno che non delude mai è Giulio Natali con le sue 2.781 preferenze, di cui 1.130 solo ad Ascoli. Luigi Contisciani, dato per favorito da molti, si ferma a 1.778 voti, probabilmente condizionato a ribasso dal flop di Gian Mario Spacca. Bene Peppe Giorgini con i suoi 1.753 voti.

CONCLUSIONI – Il Piceno, insomma, cambia poco a guardare bene i numeri. La forza di Luciano Agostini e Valerio Lucciarini, due big del Partito Democratico locale, assieme a quella emergente di Francesco Ameli, ha dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che lo schieramento tradizionale del PD piceno non ammette repliche e se vuole sbanca la Regione. Piero Celani, dal canto suo, fa vedere a tutti, fedeli e non, quanto ancora sia forte la sua influenza sul Piceno, nonostante le critiche per la presidenza della Provincia, nonostante i pentiti, l’ex sindaco continua a rimanere in politica e lo fa azzittendo tutti dall’alto dei suoi 4.224 voti. Infine, Giulio Natali. Il cognome pesa non poco, il pedigree politico rassicura i nostalgici e gli elettori di destra. Natali fa una campagna elettorale all’insegna della tradizione, dimostrando ancora una volta la sua forte capacità di penetrazione nell’intero territorio provinciale. Offida compresa! Amarezza per Luigi Contisciani che forse paga pegno per il flop di Marche 2020 a favore del collega Celani e di Forza Italia. Il Piceno, tuttavia, sceglie i “vecchi” della politica, a eccezione di Fabio Urbinati, concede poco spazio al nuovo e difende le posizioni consuete. Sceglie la vecchia maniera, le cene elettorali, la propaganda satinata, le telefonate e gli sms nel giorno del voto, le promesse. Le ennesime. Speriamo non sia anche l’ennesima occasione sprecata di cambiare davvero.

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