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ANCONA – A due anni di distanza dall’avvio del Distretto Culturale Evoluto (DCE), la Regione Marche fa il punto sulla sua attuazione, con il contributo di testimonianze e riflessioni di giovani, esperti, professionisti, imprese e istituzioni che fanno muovere la macchina organizzativa dei diciassette progetti già in corso di realizzazione, tredici di interesse regionale e quattro ad iniziativa e regia regionale per un investimento complessivo 5 milioni di euro.

IL CONVEGNO – Per l’occasione è stato organizzato il convegno dal titolo “Il Distretto Culturale Evoluto delle Marche – Stato dell’arte e prospettive europee”, previsto per venerdì 27 novembre ad Ancona al Ridotto delle Muse a partire dalle 14.30. I lavori inizieranno con gli interventi dell’assessore regionale al Turismo-Cultura, Moreno Pieroni e dell’assessora regionale alle Attività produttive e Politiche comunitarie Manuela Bora. Seguiranno le relazioni introduttive del dirigente del Servizio Cultura, Turismo e Internazionalizzazione Raimondo Orsetti e della responsabile del progetto DCE Marche, Simona Teoldi. Spazio anche ai diretti protagonisti dei progetti con la presentazione di esperienze da parte di giovani e imprese impegnate nei progetti. Altro momento  di confronto e riflessione in una conversazione condotta dal giornalista Martino Martellini con Iginio Straffi, Francesca Merloni, Fabio Renzi, Aldo Bonomi.  Infine,  le conclusioni del Presidente della Regione Marche , Luca Ceriscioli.

IL DISTRETTO – Oltre 400 partner pubblici e privati hanno deciso di aderire alla sperimentazione con almeno 150 azioni disseminate sull’intero territorio regionale che vanno dalla valorizzazione di beni culturali , allo sviluppo turistico alle applicazioni tecnologiche al sostegno alle start-up.  Enti pubblici, Università, Centri di  innovazione e trasferimento tecnologico,  e per almeno la metà aziende profit e non profit fanno parte del partenariato con una progressiva e crescente propensione all’aggregazione di nuove imprese anche a fronte di collaborazioni non direttamente remunerate dal contributo, quanto piuttosto dalla possibilità di essere in rete e di fare sistema.

 

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