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È ufficiale: le spese per il gioco d’azzardo in Italia superano in percentuale di crescita il Prodotto interno lordo della Cina. Una cifra esorbitante che lo Stato non prova nemmeno a contenere ma che, anzi, incoraggia sponsorizzandolo con le pubblicità dei Gratta&Vinci in concomitanza a spot progressisti contro il gioco d’azzardo stesso.

Nonostante la regolamentazione sul gioco d’azzardo ne vieti la pratica come dimostrato da storiche polemiche su un elenco di disposizioni ormai quasi centenarie, esiste un monopolio statale del settore, meglio descritto nella normativa che recentemente ha subìto più discussioni che reali cambiamenti, come dimostrano i recenti sviluppi ed il mancato incontro a Mestre da parte del ministro dell’economia Barletta. In breve, la nostra regolamentazione in materia ha previsto dal 2006 la depenalizzazione di macchine elettroniche per il gioco d’azzardo, che erano state precedentemente rese illegali in un provvedimento del 1931, destinando i proventi del gioco d’azzardo legale (cioè con criteri oggettivi) alle casse dello Stato. Sono illegali, quindi, tutte le pratiche del gioco d’azzardo che stabiliscono la vincita con criteri soggettivi (quindi, poco chiari) e di conseguenza tutte quelle organizzate da privati e non autorizzate dallo Stato. Soltanto in un recentissimo provvedimento descritto nel comma 70 dell’art.1 della Legge di Stabilità nel 2011 è stata riconosciuta la necessità di intervenire con seri provvedimenti che coinvolgano enti pubblici nel recupero delle persone soggette a fenomeni di ludopatia conseguente a gioco compulsivo, necessitanti la definizione di apposite linee d’azione per la prevenzione, il contrasto ed il recupero degli stessi.

Malgrado ciò di cui sopra discusso, il mercato del gioco in Italia cresce progressivamente, arrivando a pareggiare le cifre che un italiano medio spende annualmente per il sostentamento alimentare della propria famiglia. Tuttavia, la notizia peggiore arriva dall’istituto di statistica che ci rivela che oggi più della metà della popolazione del Bel Paese ha un problema con il gioco d’azzardo, stiamo parlando di quasi 30 milioni di persone di età media dai 18 ai 60 anni che investono in alcuni casi più di metà del loro stipendio tra slot machine, videopoker. Discorso a parte andrebbe fatto per casinò online autorizzati come casino.com, su cui è possibile giocare anche alle slot o ai giochi di carte più famosi come il blackjack ed il Texas Hold’Em, in quanto si tratta di luoghi virtuali sicuri che prevedono anche una sorta di limite di spesa per ogni giocatore in modo da arginare proprio il fenomeno della ludopatia.

In generale il ritratto di un Paese che non riesce a trovare una via d’uscita da un problema che sembra che molti semplicemente ignorino, a partire dagli stessi giocatori molti dei quali non sono minimamente orientati verso la ricerca di un aiuto per uscire dal tunnel del gioco, ma che anzi sperano in un colpo di fortuna improvviso che migliori la loro vita. Una speranza che costituisce sempre la principale motivazione della rovina di sé stessi nell’ottica di potersi ritrovare ricchi e felici, alimentata dalle notizie dei vincitori come la maxivincita dello scorso anno a Vibo Valentia con un montepremi che ammontava a 163 milioni di euro. Notizie che nascondono sempre più spesso, dietro a uno sguardo critico, una punta d’invidia che cova il desiderio nascosto di tentare la fortuna, alimentando sempre di più il problema e contribuendo alla crescita di numeri che stanno velocemente diventando incontenibili e impossibili da ignorare. Alla base della ludopatia c’è un problema semplicissimo, la smania di vincere. Giocare è sinonimo di divertimento per cui la vincita non dovrebbe essere considerata un’ossessione. Dobbiamo ammettere, però, che chi soffre di ludopatia è una piccolissima percentuale sui milioni di giocatori che si divertono quotidianamente tra Lotto, Gratta&Vinci e casinò online.