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ASCOLI PICENO – Nei giorni scorsi la sezione controllo della Corte dei Conti delle Marche ha confermato il suo giudizio negativo circa le modalità con cui, nel rendiconto 2012, l’amministrazione comunale ha contabilizzato la terza rata dei proventi della vendita della discarica comunale.

GUIDO CASTELLI – “Si tratta di una vicenda paradossale che la dice lunga sulla condizioni intollerabili in cui i Comuni, da alcuni anni a questa parte, sono chiamati ad operare: siamo bersagliati da tagli e asfissiati da regole burocratIche sempre più oppressive”, ha commentato il sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli. “Ci batteremo in ogni sede per affermare le nostre ragioni e tutelare la nostra comunità dai pregiudizi che, sul piano del patto di stabilità, potrebbero derivare dall’interpretazione della Corte dei Conti. Sia chiaro, l’irregolarità rilevata dall’organismo contabile (contabilizzazione dei proventi nel titolo IV anziché nel titolo III del bilancio) in sé non produce alcun danno al Comune. Il pregiudizio deriverebbe dal conseguente sforamento del patto di stabilità, ‘l’orrenda creatura’ con cui nel 2012 la ‘premiata ditta Merkel & Monti’ taglieggiavano i comuni”.

LA VICENDA – Corre l’anno 2009, il Commissario straordinario del Comune di Ascoli, sulla base di un indirizzo fornito dall’amministrazione Celani, vende ad Ascoli Servizi Comunali la discarica di Relluce. Così il primo cittadino ripercorre la vicenda. I proventi della vendita, spalmati su più anni, vengono contabilizzati sia nel 2010 che nel 2011 nel titolo III del rendiconto comunale; ciò nel presupposto che il bene venduto sia sostanzialmente un bene vincolato per la sua specificità di discarica e, quindi, un bene indisponibile. Nessun rilievo viene formulato rispetto a questa modalità di contabilizzazione che, pertanto, viene reiterata anche nel 2012 confidando nella correttezza dell’operazione. Nel 2015 la Corte dei Conti delle Marche rileva la presunta irregolarità sulla base di un’intepretazione che è stata, poi, confermata con la pronuncia dello scorso 27 gennaio. Noi ovviamente impugneremo gli effetti di questa pronuncia ma si rende necessario che lo stesso Ministero dell’Economia inizi a disciplinare diversamente “casi limite” analoghi a quello di Ascoli.

LA CRITICA – “Che senso ha sanzionare come sforamento del patto 2012 una vicenda accertata 5 anni dopo e sostanzialmente priva di effetti economici per Ascoli e per l’Italia? – ha aggiunto il sindaco Castelli – Il nostro comune ha sempre rispettato il patto e, anche quando i vincoli europei si sono fatti più stringenti, non abbiamo mai mandato di rispettare i limiti assurdi posti alla nostra spesa pubblica dalle regole europee. Che senso ha, ora, sanzionare il Comune di Ascoli con anni di ritardo e nel bel mezzo delle traversìe provocate dal terremoto? Non si può morire di burocrazia”.

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