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Seneca, Orazio e Sant’Agostino lo definirono, con le dovute varianti, il periodo in cui “semel in anno licet insanire” (una volta l’anno è lecito impazzire): un rito collettivo in cui tutti sono autorizzati a non rispettare le convenzioni, in cui si può e deve essere qualcun altro, liberandosi dalle catene mentali e corporali. Carnevale nasce dalle feste dionisiache greche, attraversa la storia dell’umanità, cogliendone i difetti, condensando in piccoli grumi che divengono “macchiette”, i tipi umani. Si ride, si gioca, si è capaci di prendersi in giro per quei dettagli che ci fanno essere brutti, fastidiosi, diversi nella vita comune. Carnevale è rinnovamento, è una purificazione del popolo verso un qualcosa di nuovo: credenti o meno, l’eccesso del periodo carnascialesco conduce ad un nuovo equilibrio, genera nuovi ricordi da condividere per un anno intero.

Il 17 Gennaio si sono aperte le celebrazioni del tradizionale Carnevale ascolano, con la festa di Sant’Antonio Abate, quest’anno ostacolata dalla ben nota nevicata. Si è proseguiti con le domeniche degli amici e dei parenti, preparatorie per l’immissione nei sei giorni, da Giovedì a Martedì Grasso, più folli dell’anno. Ma la pazzia, se poi di pazzi si può parlare, è pur sempre misurata, equilibrata e concentrata. L’ascolano prende in giro i suoi difetti, i potenti di turno, chi gli vive accanto nella semplice quotidianità. Il soggetto da burlare non viene scovato fuori dalle cento torri, ma è insito nell’anno appena passato.

Ecco che Piazza del Popolo si eleva a palcoscenico dello spaccato cittadino, le logge diventano quinte dalle quali sono pronti ad entrare in scena i proverbi celebri, i fatti, gli avvenimenti, i sorrisi di un popolo che ha fatto del Carnevale un inno all’autoironia. Lo straniero rimane quasi interdetto dinanzi a giovani e vecchi capaci di incollare i concittadini durante le brevi rappresentazioni umoristiche, ma è proprio questa l’unicità dell’evento ascolano!

L’assessore Pe La Scola C’e’ Lasciate A Tacc E Sola” o “Pure Li Pecciu’ De Piazza Se Ne Va Jo L’oasi” sono alcuni dei vincitori dello scorso anno: frasi incomprensibili per chi non ha vissuto l’anno in città o non partecipa, attivamente e non, al salotto borghese dei nostri palazzi. Il Carnevale è convivialità, protagonismo del cittadino ma soprattutto del gruppo. Lo stare insieme, il riscoprirsi massa prima che Io, riappropriarsi della consapevolezza della condivisione, di quanto si abbia in comune con il vicino o con il nemico.

Carnevale è uscire, ma non per farsi la bella foto in piazza. Vuol dire camminare, sfilare sotto lo sguardo vigile di quel travertino che fa da cornice al nostro mondo quotidiano, osservare i nostri vizi, le facezie che rendono unico l’essere cittadino di Ascoli Piceno. I fatti dell’ultimo anno, che hanno portato le Marche nei telegiornali nazionali, non sono lieti né facilmente trattabili, ma l’estro del cittadino e lo spirito del Carnevale sapranno dare nuova veste a ciò che ci ha fatto, e fa, vacillare ma non demordere.

La Fly Communications, da diversi anni protagonista di questi sei giorni, si presenta con un programma ricchissimo: giovedì Grasso apre le danze al Sestiere di Porta Romana con il “Murder Party”, una festa a tema crimine ed investigazione; Venerdì si terrà il tradizionale veglione elegante presso il ristorante “Le Scuderie”, mentre sabato c’è la collaborazione con la Mad Events al ristorante “Casale”, con la festa ”Into The Jungle”. Lunedì il gruppo si muoverà ad Offida, per il veglione al teatro “Serpente Aureo” e la chiusura avverrà martedì presso il caffè storico Meletti.

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