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Al Vinitaly a “new generation” in vigna, al bancone e a tavola spinge il vino made in Marche con una nuova attenzione per il bio e, soprattutto, per le produzioni autoctone che conquistano il 90 per cento delle carte dei vini, mentre cresce l’appeal verso i mercati esteri, Asia compresa. E’ una delle tendenze del Vinitaly 2017 registrate dalla Coldiretti presso i suoi produttori marchigiani presenti al salone veronese.

Le nuove generazioni del vino

Nella nostra regione il ricambio generazionale nel settore vitivinicolo si è avvertito più che in altri comparti, con una maggior intraprendenza verso la promozione, anche sui mercati esteri, e l’innovazione di prodotto. Ma lo stesso fenomeno in questo Vinitaly 2017 si è avvertito anche a livello di ristorazione, con titolari e chef giovani che rinnovano le carte dei vini, con 9 bottiglie su 10 che, secondo una stima Coldiretti, vengono dal territorio, rompendo schemi consolidati e premiando le scelte fatte dalle aziende nostrane.

E’ il caso dell’azienda Ciu Ciu di Offida, la principale realtà vinicola delle Marche, che sta raccogliendo il lavoro fatto sul biologico e sulla certificazione vegan, assieme alla scelta di puntare su vitigni autoctoni, a partire da Passerina e Pecorino, al secondo e quarto posto della classifica dei vini con i maggior incremento di vendite. Ma lo stesso discorso vale per un altro viticoltore piceno, Giacomo Centanni di Montefiore, entrato nella prestigiosa guida 5Star Wines. Il Verdicchio conferma la leadership in casa e sui mercati esteri, come spiegano i giovanissimi Andrea Ceci di Vignamato e Marika Socci, che lo produce addirittura partendo dai grappoli ghiacciati, mentre cresce il mercato del Bianchello del Metauro che trova estimatori persino in Cina.

La spinta di Coldiretti

“Il bilancio della partecipazione marchigiana è sicuramente positivo grazie a una ristorazione intelligente e una buona presenza di buyer stranieri – conferma  il presidente di Coldiretti Marche, Tommaso Di Sante, che è anche produttore di vino a Fano -. La scommessa sull’identità fatta negli anni scorsi dal settore sta portando i suoi frutti con una presenza sempre maggiore dei nostri vini nei locali e sulle tavole”. Ma assieme ai bianchi ad andare forte sono le bollicine, assicura Silvano Strologo, imprenditore di Camerano che propone anche l’autoctono Incrocio Bruni. In decisa crescita, soprattutto sui mercati esteri è pure il rosè, meglio se spumante che vede tra le altre cantine quella di Giovanni Giusti di Senigallia e il suo Bolla Rosa bevuto da Putin e Obama. Grande attenzione per la Lacrima di Morro d’Alba, grazie anche a due annate top, come spiega un altro giovane produttore, Paolo Lucchetti, protagonista della “linea verde” che sta caratterizzando la crescita del Vigneto Marche. Si conferma l’interesse per la Vernaccia di Serrapetrona, presente con l’azienda Quacquarini e segna un altro anno di crescita il vino di visciole, proposto da molte cantina a partire da Villa Ligi di Pergola, grazie anche allo sbarco sui mercati Usa assicurato dalla risoluzione dei problemi burocratici che ne avevano ostacolato l’importazione.

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