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Dal 4 all’11 Giugno si svolgerà nella nostra bella città di Ascoli il Festival dei Teatri del Sacro L’iniziativa è molto interessante e da appassionata di teatro ne sono rimasta affascinata e colpita. Diversi amici m hanno chiesto, in qualità di libraia e lettrice onnivora un percorso di letture ad hoc e, presa dall’entusiasmo per questa bellissima iniziativa, mi sono fatta prendere la mano e mi ritrovo ora con una lunghissima bibliografia di titoli che spaziano dall’alto della teologia al basso della gastronomia che, in modi diversi, parlano tutti del complesso e inevitabile rapporto tra l’uomo e la radice di Infinito che gli abita dentro.

In questo breve articolo non voglio assolutamente fare riflessioni filosofiche, né indagare il concetto della fede (che rispettosamente ritengo faccenda personalissima e privata di ciascuno di noi); quello che mi propongo è invece mostrare attraverso alcuni testi come il concetto di Sacro sia un potentissimo propulsore creativo. Se il festival dei Teatri del Sacro che si svolgerà in città ci darà occasione di osservare da vicino l’influenza dei temi spirituali nell’arte della recitazione, non possiamo non sottolineare l’importanza di questo argomento nella letteratura. 

Dai tragici greci in poi abbiamo visto gli scrittori cercare di dar voce al desiderio di comunicare con la divinità (o con la sua assenza). Eschilo, Dante, Shakespeare, Goethe, Leopardi e Dostoevskij sono solo alcuni dei totem della cultura mondiale che hanno cercato di intrappolare tra carta e inchiostro il mistero del divino. Sono certa, ad esempio, che tutti ricordano i versi di Pascoli dedicati all’impotenza del cielo rispetto alla violenza del mondo, “e tu cielo dall’alto dei mondi, sereno infinito, immortale, d’un pianto di stelle lo inondi quest’atomo, opaco, di male”; così come sono sicura che frammenti di poesie, prose e romanzi abbondano nella nostra memoria concernenti questo stretto e tormentato legame tra letterature a e sacro.

I libri sul Sacro, consigli di lettura

Faccio una premessa al mio percorso. Proprio perché non mi ritengo adatta a un discorso troppo serio (che lascio ai teologi) preferisco suggerirvi dei romanzi e dei saggi più leggeri capaci tuttavia di farci riflettere e discutere (i buoni libri – per natura – aumentano dubbi e non danno mai certezze):

 inizio con una chicca che piacerà anche agli appassionati di serie tv: “Il peso di Dio” di Paolo Sorrentino. Quel lunghissimo viaggio che è stato The Young Pope – ha scritto Paolo Sorrentino – ruota intorno a una domanda vertiginosa, che può toccare nel profondo ciascuno di noi: chi è Dio? Un interrogativo che l’autore si pone anche con ironia, “per non rischiare certe goffaggini”. Ma sempre con la più aperta curiosità e con insaziabile interesse. 

Proseguo con una delicata opera che unisce una donna in cerca di se stessa nel nostro mondo contemporaneo alla grande mistica Caterina da Siena “Caterina nella notte”. Catherine ha quarant’anni e un forte senso di vuoto dentro. Per questo, il giorno in cui le viene recapitato un manoscritto sulla scrivania dell’ufficio, Catherine si lascia completamente travolgere dalla lettura. Quella che scorre tra le pagine è una storia antica, ambientata nella Siena dov’è nata ma che non ha mai più visto. Ed è scritta in italiano, la lingua madre di cui serba un ricordo sfocato. Protagonista una santa che porta il suo nome, Caterina. Tra quelle pagine oscure e appassionanti, Catherine trova qualcosa che la spinge verso la sua città natale e verso la madre, morta quando lei era bambina, e della quale nessuno parla mai. Seguendo il racconto, quelle vite così lontane si fanno sempre più vicine. Catherine riuscirà così a svelare i misteri del suo passato e a ritrovare se stessa.

Concludo con un volume bellissimo dedicato a una figura che esula dall’immaginario religioso occidentale ma che ritengo sia utile per capire come il sacro sia un concetto che abbraccia tutti i tempi e tutte le civiltà: “Le cose come sono”. “Questo è un libro che l’autore non poteva non scrivere, e che si è portato dentro per quattro decenni. Perché fu più di quarant’anni fa che, reduce dai fervori e dai clamori del maggio ’68, Hervé Clerc ebbe “un’esperienza incommensurabile rispetto a tutte quelle che avrebbe poi fatto nella sua vita e, ovviamente, a quelle fatte in precedenza”: scoprì il buddhismo nella sua essenza – nudo, immobile, vuoto. Allora non sapeva che cosa fosse. Oggi, riprendendo il filo della propria biografia, riesce a renderci partecipi di un insegnamento plurimillenario, e nella forma più semplice e spoglia possibile, scardinando cliché, tic accademici, gerghi, mode”.

Insomma il cammino è molteplice la meta ignota ma lo spirito di ricerca le vie del Sacro è simile ad ogni latitudine.

Buone letture e a presto. Scrivetemi a info@bibliodiversita.it

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