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Tassa di successione, dopo il grande ritorno di questo argomento con le elezioni 2018, un tributo ridotto nel 2000, abolito nel 2001 per volontà del Cavaliere e ripristinato nel 2006 dal governo Prodi, cerchiamo di capire assieme di cosa si tratta, chi deve pagare, quali sono le aliquote e le franchigie e infine come si versa l’imposta.

Cos’è la tassa di successione

Come dice la parola stessa, i cittadini italiani che ricevono in eredità un patrimonio – beni immobili e/o diritti immobiliari – hanno l’obbligo di compilare la dichiarazione di successione ed eventualmente pagare un tributo.

Fortunatamente fino a questo momento le aliquote nel nostro Paese sono ancora piuttosto ragionevoli e grazie alle franchigie stabilite molti eredi sono dispensati dal pagamento della cosiddetta tassa di successione.

La dichiarazione deve essere inoltrata dagli eredi entro 12 mesi dal giorno di apertura della successione – la quale di solito corrisponde con la data di decesso del contribuente – presso l’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate sita nella circoscrizione di residenza del defunto.

Asse ereditario, quali sono i beni per cui viene applicata l’imposta

  • Beni immobili e quindi case, negozi, terreni agricoli o superfici edificabili;
  • Beni mobili come denaro, imbarcazioni, auto (per cui vi è una procedura a parte), opere d’arte, gioielli, conti correnti bancari e postali e poi azioni, obbligazioni, fondi fiduciari etc. etc.;
  • Aziende e partecipazioni di società di ogni genere con delle eccezioni.

I beni esclusi dalle tasse successioni

  • Titoli di Stato e Titoli di debito pubblico (es. Buoni del Tesoro);
  • Aziende familiari e partecipazioni sociali (partecipazione al capitale di una società, rappresentata da azioni oppure da quote);
  • Società di capitali o cooperative con sede in Italia. In questo caso la tassa di successione non deve essere pagata qualora si acquisisca o si integri il controllo della società e per almeno 5 anni gli eredi continuino l’attività di impresa e/o si occupino del controllo della stessa;
  • TFR e tutte quelle indennità che spettano di diritto agli eredi;
  • Beni culturali sottoposti a vincolo prima ancora della successione e per i quali siano stati osservati gli obblighi di conservazione e salvaguardia;
  • Crediti verso lo Stato ed enti pubblici territoriali come INPS o INAIL;
  • Veicoli iscritti al PRA – Pubblico Registro Automobilistico.

Denuncia di successione, chi deve farla e chi è esonerato

Sulla base dell’articolo 28, comma 2, del TUS sono obbligati a inoltrare la dichiarazione di successione:

  • Gli eredi e i rappresentanti legali, anche nel caso di morte presunta;
  • Coloro che sono entrati in possesso temporaneo dei beni dell’assente;
  • Gli amministratori dell’eredità e i curatori dell’eredità giacenti;
  • Gli esecutori testamentari.

Non sono obbligati a far pervenire la dichiarazione di successione:

  • Coloro che hanno deciso di rinunciare all’eredità;
  • Coloro che, non essendo in possesso di beni ereditari, hanno nominato un curatore per l’eredità giacente;
  • Il coniuge o i parenti che hanno ricevuto l’eredità per linea diretta;
  • Coloro che ricevono un’eredità con un valore non superiore a 100.000,00 euro;
  • Coloro che ricevono un’eredità che non comprende beni immobili o diritti immobiliari.

Va ricordato che i punti 3, 4 e 5 sono delle novità entrate in vigore il 1° gennaio 2018 con il Decreto Semplificazioni del governo Gentiloni. Di fatti, fino al 2017, il limite era di soli 25.000,00 euro!

Per di più, grazie al principio del favor rei, non sono previste sanzioni per mancata presentazione della dichiarazione di successione nei confronti degli eredi che rientrano in questa nuova soglia.

Aliquote e franchigie della tassa di successione

Come viene riportato sul sito dell’Agenzia delle Entrate, per la tassa di successione vengono applicate le seguenti aliquote:

• “Aliquota del 4% per i trasferimenti effettuati in favore del coniuge o di parenti in linea retta (coniuge, figli e parenti stretti) da applicare sul valore complessivo netto, eccedente per ciascun beneficiario, la quota di 1 milione di euro;
• del 6%, per i trasferimenti in favore di fratelli o sorelle da applicare sul valore complessivo netto, eccedente per ciascun beneficiario, 100.000,00 euro;
• del 6%, per i trasferimenti in favore di altri parenti fino al quarto grado, degli affini in linea collaterale fino al terzo grado, da applicare sul valore complessivo netto trasferito, senza applicazione di alcuna franchigia;
• dell’8%, per i trasferimenti in favore di tutti gli altri soggetti da applicare sul valore complessivo netto trasferito, senza applicazione di alcuna franchigia”.

Per quanto riguarda le franchigie, oltre a quella di 100.000,00 euro e di 1 milione di euro, ve n’è un’altra di 1,5 milioni di euro per gli eredi portatori di handicap.

Imposta di successione, come si paga

Dal 23 gennaio 2017 è possibile presentare la dichiarazione di successione e la richiesta di volture catastali direttamente online, grazie ai servizi telematici offerti dall’Ufficio delle Entrate. Basta installare il software di compilazione SuccessioniOnLine, compilare il file, allegare i documenti, salvare, accedere ai servizi telematici ed inviare. In alternativa, ci si può sempre rivolgere ad un intermediario.

Il pagamento della tassa di successione deve essere effettuato entro 60 giorni dalla data in cui è stato notificato l’avviso di liquidazione. Scaduto tale termine vengono applicate non solo delle sanzioni, ma anche degli interessi di mora.

È possibile pagare l’imposta di successione anche a rate, le quali ovviamente presentano degli interessi. Tuttavia, almeno il 20% dell’importo, deve essere versato entro 60 giorni dalla notifica dell’avviso di liquidazione, mentre il restante può essere pagato in 8 rate trimestrali che diventato 12 qualora gli importi siano superiori a 20.000,00 euro.

La rateazione non è permessa per importi inferiori a 1.000,00 euro.

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