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Oggi parliamo di libri sul carcere e lo facciamo cominciando da Paolo Bellotti e il suo Visti da dentro. L’autore ci parlerà di carcere, scrittura e recupero del senso della vita giovedì prossimo, 17 maggio.

Paolo Bellotti è un esperto operatore carcerario che ci racconterà la sua esperienza legata al mondo della detenzione. Nel suo libro l’autore raccoglie testimonianze e memorie di quelli che sono i “cattivi” della nostra società, offrendoci la possibilità di riflettere su un tema difficile, spesso affrontato con superficialità.

A dialogare con l’autore i ragazzi del Liceo Economico e Sociale Trebbiani che hanno letto e riflettuto sul libro. Questo incontro sarà il preludio a un secondo momento speciale che si svolgerà la mattina del 18 maggio presso il Carcere del Marino.

Qui l’autore e i ragazzi saranno gli animatori di una mattinata di presentazione e dibattito dedicata a i detenuti che nel corso di questi mesi hanno, così come gli studenti, letto e ripensato il libro.

Grazie al Libro Visti da Dentro di Paolo Bellotti quindi verrà creato una sorta di ponte tra la scuola e il carcere, un ponte che sarà esperienza formativa e di crescita per entrambe le realtà.

Aiutare i giovani a capire la condizione dei detenuti e a riflettere sul ruolo della giustizia e della pena da un alto, permettere ai ragazzi detenuti di vivere un’occasione di incontro con la comunità del territorio nuova e profonda dall’altro è il fine di questo progetto.

Si tratta di un percorso che mi auguro possa davvero fare da apripista a sempre maggiori momenti di incontro tra il mondo del fuori e quello del dentro.

In onore di questo evento così peculiare vorrei dedicare questo post a libri che ci parlano di Carcere e vite che hanno subito un colpo da cui dover ripartire.

Ecco dunque il nostro percorso, sempre tenendo presente come riferimento il nostro “Visti da Dentro” di Paolo Bellotti.

Libri sul carcere, i miei consigli di lettura

Il primo libro a cui penso è un grande classico. Sorvegliare e punire di Michel Foucault. Dalla quarta di copertina:

“Si imprigiona chi ruba, si imprigiona chi violenta, si imprigiona anche chi uccide. Da dove viene questa strana pratica, e la singolare pretesa di rinchiudere per correggere, avanzata dai codici moderni? Forse una vecchia eredità delle segrete medievali?

Una nuova tecnologia, piuttosto: la messa a punto tra il XVI e il XIX secolo, di tutto un insieme di procedure per incasellare, controllare, misurare, addestrare gli individui, per renderli docili e utili nello stesso tempo. Sorveglianza, esercizio, manovre, annotazioni, file e posti, classificazioni, esami, registrazioni.

Un sistema per assoggettare i corpi, per dominare le molteplicità umane e manipolare le loro forze si era sviluppato nel corso dei secoli classici: la disciplina”.

A questo testo voglio aggiungere un libro interessante che racconta con una voce poetica e straniante la tragedia del manicomio criminale, luogo forse ancora più feroce del carcere, ora trasformato in struttura soprattutto medica ma ancora intriso di dolore.

Anime Perse di Umberto Piersanti. Enrico ha tagliato la gola a un pescatore per un commento fuori luogo; Mario ha sparato al vicino perché gli rubava la terra. Claudia doveva porre fine alle sofferenze di Lucia; Luisa aveva tutte le ragioni per brindare con la madre, alla morte del padre.

Un tempo si chiamavano manicomi criminali, ora sono centri di recupero: ci arrivano persone che non hanno ucciso per interesse o per calcolo, ma in preda alla follia. Da dove vengono, cos’è scattato nella loro testa, e cosa pensano ora, come vivono, al riparo dal mondo?

Con delicatezza e immaginazione poetica, senza facili morali e senza mai giudicare, Umberto Piersanti ha condensato in queste pagine le loro storie.

Concludo il mio percorso con il testo che ha ispirato e fatto scegliere ai ragazzi di approfondire il tema del carcere. Il classico immortale I miserabili di Victor Hugo.

La storia la conosciamo tutti: Jean Valjean, un forzato, si rifugia presso il vescovo di Digne, ma lo deruba di due candelabri. Arrestato, il vescovo testimonia in suo favore e Valjean, commosso, cambia vita.

Il suo nuovo nome è Madeleine e, diventato sindaco, difende una donna, Fantine che, sedotta e abbandonata con la figlia Cosette, era stata arrestata e maltrattata dal commissario Javert che sospettava che Madeleine e Valjean fossero la stessa persona.

Per salvare un innocente, Valjean confessa la sua vera identità. Poi fugge, si rifugia a Parigi dove, dopo varie vicende, riuscirà a salvare Cosette dal violento Thénardier. Nel 1832 si trova sulle barricate con Marius che, salvato da lui, sposerà Cosette. Quando Valjean morirà al suo capezzale ci saranno i candelabri del vescovo. 

Una lettura immortale dove il dolore della detenzione viene descritto con parole uniche.

Vi aspetto giovedì 17 per un incontro speciale alla rinascita, scrivetemi a info@bibliodiversita.it