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Poveri salari, queste le due parole che traducono il report redatto da Cgil Marche sulla base dei dati Inps elaborati da Ires Marche tra il 2008 e il 2016. Le retribuzioni medie lorde annue percepite nelle Marche sono pari a 19.422 euro e risultano inferiori sia al valore delle altre regioni del Centro (-1.767 euro) e di quello medio nazionale (-2.368 euro). Peraltro, nel 2016, tali differenze si sono accentuate rispetto all’anno precedente.

“Questi dati mettono in evidenza come i livelli salariali siano complessivamente troppo bassi e troppo diseguali. – ha commentato Daniela Barbaresi, segretaria Cgil Marche – Si può, quindi, affermare che c’è una vera e propria questione salariale da affrontare. La discontinuità lavorativa, così come il part time spesso involontario o una combinazione di entrambi le condizioni, si riflettono pesantemente sui livelli salariali percepiti e il fatto di avere un lavoro non sempre mette al riparo dal rischio di povertà, soprattutto quando gli unici redditi da lavoro in famiglia sono parziali o intermittenti”.

I numeri delle Marche

Significative anche le differenze retributive di genere: le retribuzioni medie lorde annue dei lavoratori ammontano a 22.583 euro, a fronte dei 15.454 euro delle lavoratrici: quest’ultime, dunque percepiscono 7.129 euro meno dei loro colleghi maschi, pari a -31,6%. Queste differenze sono condizionate anche dalla maggior utilizzo per le lavoratrici del part time o dei contratti a termine; tuttavia, l’incidenza di contratti precari o a tempo parziale giustifica solo in parte il divario retributivo tra maschi e femmine.

Osservando la qualifiche professionali, emergono notevoli differenze: le retribuzioni degli operai sono di 16.146 euro lordi annui e quelle degli impiegati sono di 23.280 euro; le retribuzioni dei quadri arrivano a 60.251 euro lordi mentre quelle dei dirigenti sono mediamente di 131.906 euro. Gli apprendisti percepiscono mediamente 11.385 euro annui. I dirigenti nella nostra regione percepiscono mediamente una retribuzione pari a 8,2 volte rispetto a quella degli operai e 5,7 volte rispetto a quella degli impiegati.

I giovani lavoratori con meno di 29 anni presentano una retribuzione lorda annua di 11.690: si tratta di un importo notevolmente inferiore a quello mediamente recepito dai lavoratori dipendenti privati nelle Marche. I giovani con un lavoro a tempo determinato percepiscono mediamente retribuzioni di 7.297 euro lordi annui, mentre quelli che hanno un contratto di lavoro a tempo determinato percepiscono mediamente 7.300 euro lordi annui.

Il confronto col resto d’Italia

Osservando le singole province italiane emergono divari retributivi notevoli: si passa da 29.628 euro lordi anni a Milano a 12.118 euro a Vibo Valentia, a fronte di una media nazionale di 21.790 euro annui.

Nella graduatoria delle province italiane, quelle marchigiane si collocano tutte al di sotto della media nazionale: Ancona al 39° posto, Pesaro-Urbino al 49°, Macerata al 60° e Ascoli Piceno-Fermo al 63°.

Le regioni con i livelli retributivi più alti sono la Lombardia, il Piemonte e l’Emilia Romagna. Le Marche si collocano all’11° posto. Calabria, Sicilia e Campania sono le Regioni con le retribuzioni più basse.

Nuove politiche del lavoro

Stando a questo quadro, per la Cgil i livelli retributivi troppo bassi rendono necessario un ripensamento delle politiche del lavoro, delle politiche fiscali e di sostegno al reddito e soprattutto delle politiche contrattuali da rendere più robuste e rivendicative. Peraltro, con salari troppo bassi significa anche futuro pensionistico incerto, visto che i contributi versati non saranno sufficienti a garantire pensioni dignitose.

“Salari poveri sono anche l’indice di un sistema produttivo povero e fragile che, per troppo tempo, ha cercato di competere sul contenimento dei costi a partire dal costo del lavoro anziché puntare su una competitività basata su investimenti, innovazione, tecnologia, qualità e produttività”, ha aggiunto Giuseppe Santarelli segretario regionale responsabile delle politiche contrattuali secondo il quale se di nuova politica salaria c’è bisogno allora questa deve poggiarsi su contrattazione e fisco. 

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