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Cosa accade nella mente di un genitore a cui viene rapito un figlio? Esistono reazioni accettabili? E soprattutto, qual è il confine tra normalità e follia quando si vive una tragedia di tale entità? Il film di Denis Villeneuve affronta un tema, quello del rapimento di un minore, già ampiamente trattato, ma si allontana dai cliché del padre disperato e del poliziotto meticoloso, preferendo mettere in scena le sfumature e le contraddizioni della psiche di fronte allo stesso dramma. In una cittadina della Pennsylvania, due famiglie festeggiano insieme il Giorno del Ringraziamento. Le figlie più piccole, Anna e Joy, si allontanano per cercare un gioco e non fanno più ritorno a casa.

Inizierà una ricerca che contrapporrà la lucida follia del padre di Anna, Keller all’arrendevole rassegnazione di sua moglie (Maria Bello), la passiva complicità dei coniugi Birch all’empatico coinvolgimento del detective Loki (Jake Gyllenhaal), in un crescendo di tensione in cui verranno alla luce le ombre di un’intera cittadina. Parallelamente all’angoscia per la sorte delle due bambine, il film segue la lenta esasperazione dei sentimenti dei personaggi, costantemente in equilibrio precario sul punto di rottura, in una sorta di bomba a orologeria che sembra sempre a un passo dall’esplosione.

I prigionieri del titolo sono quindi gli stessi protagonisti, vittime ognuno dei propri fantasmi.

Il successo del film sta nello scardinarsi dalla divisione palese tra buoni e cattivi, ponendosi a un livello di analisi più ampio e psicologico, in cui si diventa partecipi delle sfumature di ogni approccio e si fatica a trovarsi appagati in un’unica visione.

Prisoners offre punti di vista diametralmente opposti, senza la presunzione di rivelare se ve ne sia uno universalmente valido, lasciando così negli spettatori la sensazione di restare essi stessi prigionieri di un’intima contraddizione.

REGIA: Denis Villeneuve

ANNO: 2013

GENERE: Thriller

DURATA: 153 minuti

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