Articolo
Testo articolo principale

SANTA VITTORIA IN MATENANO – Andando in giro lungo il fiume Aso, ecco cosa troverete a Ponte Maglio di Santa Vittoria in Matenano: il trecentesco mulino farfense. Sopra il portone un’iscrizione, in calcare bianco bordata in cotto reca, a caratteri romani con grafia gotica, la data 1392. Con l’avvento dell’energia idraulica, in Europa si cominciò a utilizzarla nel settore industriale, tanto che sorsero, lungo i corsi d’acqua ed in particolare lungo i fiumi, impianti idraulici come mulini, magli ed altri tipi d’impianti, le gualchiere. 

Per quanto concerne i mulini, essendo molto remunerativi, nel tempo divennero sempre più proprietà dei Signori o delle Abazie. Con l’utilizzo dell’energia elettrica tutti i mulini ad acqua, ritenuti non più redditizi, vennero abbandonati e considerati come impianti da rottamare. Si salvarono, dall’abbandono, solo quei mulini che hanno avuto la fortuna di trovare, nel mugnaio, il loro “santo protettore”. Uno di questi si trova, per l’appunto, lungo il fiume Aso a Ponte Maglio ed è considerato il più antico della Regione, non solo, ma vanta una continuità operativa fino ad oggi, senza interruzioni.

Ponte Maglio, oggi, è un centro agricolo attraversato dalla Statale 433. Deve la sua fortuna proprio all’acqua che fin dal Medioevo  ha fatto girare le ruote dei suoi impianti idraulici e la cui attività ebbe pieno sviluppo nel XIX secolo con la lavorazione del rame effettuata grazie al maglio la cui attività determinò l’artigianato dei picccoli paesi limitrofi, come Force, nota come la città del rame.

Gabriele Giacomo Rastelli, 50 anni, l’attuale mugnaio del Mulino di Ponte Maglio, da noi avvicinato, racconta: “Qui sono nato e la mia famiglia, da almeno 5 generazioni, non ha fatto che macinare grano. Amo ogni singola pietra di questo mulino, acquistato dal mio antenato Pacifico Rastelli, avvocato, nel lontano 1852”. Dalla fine del ‘700 fino ad oggi molte cose sono cambiate. Il mulino ora è inglobato in un complesso formatosi per addizionare vari corpi di fabbrica in epoche diverse, ma qualcosa è rimasto abbastanza integro come il lato est dove è posto l’ingresso. Nel tempo si sono susseguite nuove generazione e tutti hanno imparato il mestiere da nonno Gino. Anche Lucia Rastelli, sorella di Gabriele lavora al mulino: si occupa della contabilità. Vincenzo Rastelli 75 anni, padre dei due fratelli, invece, è il grande maestro. “Ho avuto sempre a che fare con macine e farine” racconta Vincenzo. La tecnologia si evolve e i Rastelli dal 1999, tutti insieme, hanno costruito il nuovo mulino perché quello storico produceva troppo poco con due sole macine. (gi.ca.)