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“A spasso nel tempo. Ipotesi, tradizioni e tipicità” è un viaggio inedito attraverso la frazione di Vestignano di Caldarola, in provincia di Macerata. Eno Santecchia sceglie di raccontarci questo borgo usando la voce di chi ci lavora ancora, di chi lo abita, di chi, insomma, mantiene viva la tradizione d’un tempo che non esiste altrove. 

Cominciamo da lei. Come nasce la sua passione per la scrittura e, allo stesso tempo, per la storia e il viaggio? Sono passioni che oggi si legano l’una con l’altra, è sempre stato così? “Dapprima è nata la passione per la lettura, dall’età di 7-8 anni ho iniziato a leggere fumetti, riviste, romanzi e libri quasi tutti di argomento storico, ricordo tantissimi fumetti e i mensili “Historia” dell’editore ascolano Cino Del Duca, “Storia Illustrata” della Mondadori e via di seguito. L‘amore per i viaggi era sopito, è riaffiorato prepotentemente verso la fine degli anni Ottanta. Amo l’Italia e l’Europa ma preferisco i viaggi attorno al bacino del mar Mediterraneo, soprattutto Africa Settentrionale e Vicino Oriente. Nonostante le impegnative sessioni al computer, scrivere mi fa sentire meglio, questa passione è nata nei primi anni Novanta, quando iniziai a fissare per iscritto i ricordi e le testimonianze riguardanti la guerra in Libia e alla prigionia in India di mio padre e di altri militari e civili. Nacque un libro costato ben tredici anni di ricerche. Interpretano sempre un ruolo principale la mia viva curiosità e il desiderio di saperne di più. Sì, oggi per me leggere, scrivere, viaggiare, scattare qualche foto ed evidenziare problematiche della Natura e ambientali sono inscindibili, spero di non dover rinunciare”.

 

 Le viene riconosciuta la capacità di raccontare luoghi e scorci storici con la leggerezza di chi va a cercare quello che è ancora nascosto, si rivede in questa descrizione? Come mai la scelta (o magari l’istinto) di questo taglio originale e se vogliamo umano nei suoi racconti? “Sì, mi è riconosciuta la capacità di raccontare luoghi e scorci storici con la leggerezza di chi va a cercare quello che è ancora nascosto. Prima di tutti viene l’istinto di trovare cose inedite da raccontare, curiosità, testimonianze, aneddoti trascurati dalla storiografia e dai periodici che ormai si occupano troppo di cronaca nera. Poi c’è la scelta consapevole di cercare fatti positivi, pro-positivi, piccoli episodi rimasti nascosti nelle pieghe del passato e qualsiasi Buona Notizia, come dare voce a gente onesta che lavora, progetta, ha qualche idea da proporre o qualcosa d’interessante da raccontare. Le notizie di cronaca nera sono facili da reperire, si trovano da sole, sono fornite dagli organi di polizia, tuttavia lasciano troppa amarezza nel lettore… che si domanda: “Ma è possibile che non ci sia nulla di buono?”. Anche per questo non m’interesso dell’argomento, se proprio devo parlare di qualcosa triste, preferisco scrivere di danni arrecati all’ambiente, per evitare si ripetano e per invitare i lettori a rispettare la Natura che è parte di noi ed è l’unica che abbiamo! Adoro scrivere micro-biografie: sintetizzare la vita di un uomo o di una donna in una pagina e mezzo o due m’intriga, per ricordare o rendere merito a quella persona, che a volte non ha voce”.

Da cosa nasce “A spasso nel tempo” e la decisione di raccontare il castello di Vestignano? “Nasce dalle divagazioni di un ristoratore fotoamatore e cultore di fanta-archeologia, ma poi si sviluppa autonomamente seguendo vari spunti storici: Celti, Longobardi, senza trascurare curiosità varie su antiche colture, alberi e sviluppo sostenibile. Non mi piacciono gli schemi troppo rigidi, devo essere libero di scrivere”.

Come si è sviluppato il lavoro di ricerca storica e umana di questo libro? “La ricerca partita dal borgo di Vestignano (Caldarola – MC) si è ramificata, man mano che un filone mi piaceva, lo seguivo. Era giusto rendere merito agli agricoltori e ai costruttori marchigiani e a tutti quelli che hanno fatto la nostra Regione bella, ricca e conosciuta nel mondo. Non potevo trascurare le vicende che hanno portato alle tre belle mostre caldarolesi (2007 – 2009) curate da Vittorio Sgarbi. Impiego sempre molto tempo a verificare e integrare le testimonianze. La signora Pia Settimi di Roma, appassionata ricercatrice di storia delle donne ebree, ha dato impulso e collaborato a una sezione del volumetto”.

Oltre alla storia e ai viaggi, ha altre passioni? “Amo le antiche civiltà, visitare siti archeologici e musei di ogni tipo non mi annoia mai. M’interesso di costume, della storia delle donne e, pur essendo un profano, ammiro l’arte e gli artisti. Sono ritornato il 30 giugno scorso dal mio sesto viaggio in Egitto: sono stato a Luxor e ho fatto escursioni ad Abydos (tempio di Osiride voluto da Sethi I), Dendera (tempio dedicato alla dea Hathor) e due giorni ad Assuan. Nei miei precedenti viaggi ho visitato e fotografato gli edifici e monumenti progettati dall’arch. Ernesto Verrucci Bey di Force che mi è stato possibile, al quale ho riservato un capitolo nel mio ultimo volume: Al Cairo dieci mesi prima.