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Il binomio donna e lavoro è fonte di continui interrogativi e statistiche. Dal Rapporto sulla Coesione Sociale 2011 – Analisi di genere presentato lunedì a Roma alle Consigliere di Parità e alle Parti Sociali emergono una serie di dati interessanti. Il numero medio di figli per donna si attesta a 1,41, con valori pari a 2,23 per le donne straniere e a 1,31 per quelle italiane e questo si traduce nel dato che la popolazione italiana cresce solo grazie ai bambini stranieri. Il tasso di occupazione è pari a 56,9% con un differenziale di genere piuttosto elevato (46,1% donne e 67,7% uomini).

QUALCHE DATO – l tasso di inattività, cioè la quota di non forza lavoro in età attiva sul totale della popolazione 15-64 anni, è pari a 37,8%, le donne inattive rappresentano circa il 49% del totale, sono troppe le donne che hanno smesso di cercare un lavoro. Questi dati, incrociati su quelli relativi all’occupazione (divisi per tipologie di contratto) e disaggregati per genere si evidenzia come le nascite sono inversamente proporzionali al reddito ed alla precarietà del posto di lavoro. Osservando i dati sui congedi parentali facoltativi si evidenzia che questi continuano ad essere prevalentemente ad appannaggio delle mamme che rimangono a casa per accudire i figli.

Nella coppia continuano ad essere le donne ad occuparsi dei figli e, nel totale, sono quelle che dedicano maggior tempo agli altri e meno a se stesse. Quando ero ancora intenta a leggere e confrontare i dati del rapporto riflettendo su quanto ci sia ancora da fare per sostenere il lavoro delle donne mi sono violentemente scontrata con il fatto che, in questi giorni, si festeggiano le mamme.

Mi sono imbattuta prima in questa poesia “Rallenta mamma, non c’è bisogno di correre, rallenta mamma, qual’è il problema? Rallenta mamma, concediti una tazza di caffè, rallenta mamma, vieni e stai un po’ con me. Rallenta, mamma, mettiamoci gli stivali e andiamo a fare una passeggiata raccogliamo le foglie, sorridiamo, ridiamo, parliamo. Rallenta mamma, sembri cosi stanca, vieni, accoccoliamoci sotto le coperte, riposa insieme a me. Rallenta mamma, quei piatti sporchi possono aspettare, rallenta mamma, dai divertiamoci – facciamo una torta! Rallenta mamma, lo so che lavori tanto ma a volte, mamma, è bello quando semplicemente ti fermi per un po’. Siediti con noi un minuto, ascolta com’è andata la nostra giornata, trascorri con noi qualche momento in allegria, perché la nostra infanzia non rallenterà!

Indubbiamente struggente e vera nella richiesta di attenzioni necessarie da dare ai figli ma amara riflettendo sui ruoli all’interno delle famiglie e sulla loro condivisione.

Mi sono domandata perché mai le poesie per la festa del papà non hanno questi toni accorati e troppo spesso inneggiamo ai padri come a dei supereroi.

Non mi ero ancora ripresa da questi pensieri quando ho raccolto il racconto di un “lavoretto” riportato a casa da una bambina di prima elementare: un biglietto con da una parte disegnata una donna tutta spettinata, in tuta  con il titolo ” mamma durante la settimana” e, dall’altra, la stessa vestita da principessa e il titolo “mamma nel fine settimana”. Quello che soprattutto mi ha colpito è stato il commento della mamma in questione “a me accade il contrario (tuta, pulizie ecc… il fine settimana)!!”.

A questo punto mi domando dov’è l’inghippo, che cosa non funziona nella comunicazione.

Com’è possibile che una bambina di sei anni possa aver travisato così la quotidianità?

Chi è l’autore del “lavoretto”?

Quanti stereotipi dobbiamo ancora abbattere!

Paola Petrucci, consigliera di parità della Regione Marche