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Se andiamo a cercare su un qualsiasi vocabolario l’aggettivo normale troviamo la seguente definizione: che è conforme alla norma; regolare, ordinario. Interroghiamoci, dunque, sulla norma di riferimento della nostra società ossia sulla Costituzione Italiana troppo spesso dimenticata e sconosciuta. L’articolo 3 recita Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Una parità molto lontana dall’essere realizzata soprattutto nell’approccio culturale e di linguaggio. Proviamo a pensare alla polemica scatenata dalla conferenza stampa di Antonio Cassano dell’altro giorno e del potere offensivo delle parole. L’utilizzo di un appellativo volgare invece di uno politicamente corretto e, soprattutto, l’aver detto “Problemi loro”. 

Oggi mentre ero in auto ho sentito un commento al riguardo di Rino Gattuso che, interpellato da Piero Chiambretti è scivolato commentando “ho tanti amici gay: sono persone normali come tutte le altre….” Ma di questo scivolone non ho trovato alcuna traccia online, tutti i comenti, a partire dall’Ansa, si fermano prima.

Sinceramente non mi sono sdegnata più di tanto per i toni di Cassano, che peraltro si è successivamente scusato, che evidenziavano un’ignoranza – nel senso letterale del termine – di fondo mentre l’affermazione di Gattuso sulla normalità mi ha portato a riflettere su questa nostra società e, appunto, sul concetto di normalità.

Secondo la Costituzione Italiana la normalità dovrebbe essere fatta di non discriminazione, libertà d’espressione, lavoro, condivisione. Guardo l’Italia che stiamo vivendo e mi accorgo che c’è ben poco di tutto questo e non mi riferisco a quanto di mia stretta competenza istituzionale (discriminazioni di genere sul lavoro) ma penso a tutto il contorno culturale e che di cultura non ha proprio niente. In un paese che non investe in cultura succede che i modi di dire prendono il sopravvento creando delle mostruosità in cui le persone credono veramente perché nei luoghi comuni c’è sempre un fondo di verità o, peggio, comunque tutti parlano per luoghi comuni ed è il trionfo degli stereotipi.

Contro i pensieri distorti è stereotipati delle persone non si può intervenire con delle leggi, è necessario lavorare lungamente con costanza e determinazione. Basterà? Proviamo a fare affidamento ai luoghi comuni: l’oceano è fatto di gocce o anche le gocce scalfiscono le montagne e allora mi domando qual è il confine e dove arriveremo.

Paola Petrucci, consigliera di parità della Regione Marche