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ANCONA – L’Aied (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica) lamenta che nelle Marche l’applicazione delle legge 194, che disciplina l’interruzione volontaria di gravidanza, viene in parte disattesa, polemizzando sul clamore attuale intorno alla sentenza della Corte Europea di Strasburgo che ha dichiarato anticostituzionale la legge 40 sulla procreazione assistita. Secondo l’Aied il problema che la legge 194 non venga applicata è di primaria importanza e richiede una soluzione urgente.

La denuncia arriva dopo a che a Jesi i dieci ginecologi dell’ospedale sono risultati essere tutti obiettori di coscienza. “Le Marche sono una piccola Regione con un tasso di abortività tra i più bassi in Italia e in Europa. Il numero totale di interventi è relativamente basso, meno di 2.500 l’anno e costantemente in calo, eppure un servizio essenziale viene spesso disatteso o reso difficile e penoso”, si legge in una nota.

LAURA OLIMPI – A lanciare il grido d’allarme per la situazione che si è venuta a creare è la presidente della sezione Aied di Ascoli Piceno, che ha dichiarato: “negli anni in cui l’aborto farmacologico era sperimentale la Regione era una delle poche ad aver avviato la sperimentazione, consentendo quindi alle donne che lo volevano di evitare l’aborto chirurgico. Ora che la RU486 è stata autorizzata al commercio anche in Italia, la Regione si è guardata bene dal redigere le linee guida e, quindi, nessun ospedale ha ancora iniziato ad usarla. In un’intera Provincia, quella di Fermo, la legge 194 è totalmente disattesa e praticamente non si effettuano interventi nel locale ospedale“.

LE PROPOSTE – “Il problema è tecnico” sostiene l’Aied, che ha presentato delle proposte, come i concorsi pubblici riservati a medici non obiettori, perché “gli aspetti morali e politici dell’aborto sono stati superati da tempo”, continua la nota. “Un governo tecnico non dovrebbe avere difficoltà nel risolvere ‘tecnicamente’ il fenomeno dell’obiezione di coscienza diffusa, se inquadrato, come deve essere, nell’ambito della violazione di un diritto sancito dalla legge. Occuparsi di questo problema è di certo più urgente che mettere al lavoro decine di esperti per presentare un ricorso inutile (e per molti versi crudele) relativo alla sentenza di Strasburgo sulla legge 40”.