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MONTEDINOVE – L’assessore alla Cultura della Provincia di Ascoli Andrea Maria Antonini, alla presenza del vice sindaco Eraldo Vagnetti, ha fatto visita ieri a Montedinove dove è in corso la residenza teatrale, specifica sezione del Festival dell’Appennino, che vede impegnati 10 allievi sotto la guida della regista milanese Eleonora Moro. Gli aspiranti attori, ospiti della struttura di accoglienza del Santuario dedicato a San Tommaso Becket, porteranno infatti in scena venerdì 5 luglio alle ore 21.15 lo spettacolo “Assassino nella Cattedrale” testo ispirato alla celebre opera di T. S. Eliot.

Gli attori, di età tra i 24 e i 50 anni e tutti residenti nel Piceno, stanno dimostrando grande interesse e attenzione nel far propri i segreti del mestiere nonché i preziosi consigli dispensati dall’esperta docente che, dopo il successo dello scorso anno con la rappresentazione sulle rive del Lago di Pilato, è protagonista di una nuova esperienza ricca di contenuti e spunti di riflessione. “Gli attori, oltre a dimostrare grande applicazione nello studio e nell’interpretazione del testo, stanno compiendo anche ricerche specifiche sulla sceneggiatura dato che la versione che proporremo sarà impreziosita da aneddoti e curiosità attinte dal territorio di Montedinove“, ha spiegato la Moro che da tempo lavora, in qualità di regista e docente, tra Milano e Torino.

“Si tratta di un’operazione culturale ad ampio raggio – ha evidenziato l’Assessore Antonini – di fatto oltre a ripercorrere, con grande acume e sensibilità artistica un fatto realmente accaduto, accenderemo i riflettori sulla splendida località picena, dando omaggio ad uno dei Santuari francescani più importanti e conosciuti del sud delle Marche dove ogni anno si recano migliaia di pellegrini”.

“La vicinanza spirituale tra Montedinove e Tommaso Becket è molto forte e antica – ha spiegato il vice sindaco Vagnetti – come noto, l’arcivescovo di Canterbury, già compagno di studi presso l’Università di Bologna del vescovo di Fermo Presbitero, inviò allo stesso, in segno di amicizia, una preziosa casula di manifattura araba del XII secolo, ricamata in seta e oro. Da lì nacque una salda amicizia fra i due prelati che favorì, poi, nel tempo la devozione del santo poco dopo il suo tragico assassinio in cattedrale”.