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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – San Benedetto del Tronto si colloca in una misura favorevole per lo sviluppo e la crescita del distretto e dell’economia del bacino di riferimento per la sua posizione geografica, mediana e costiera, nonché per la sua accessibilità, dimensione e contiguità con le imprese dei vari settori. E se l’economia nazionale ristagna, a causa delle variegate e molteplici cause, il deficit infrastrutturale materiale e immateriale si ripercuote inevitabilmente sul territorio.

La cittadina rivierasca, favorita da un entroterra fecondo e ricco di bellezze naturali e museali, non è esente dalla crisi economica e sociale. Pesca, agricoltura e turismo sono stati i settori trainanti che a oggi risentono della concorrenza nazionale e internazionale. Ma è proprio in questi settori che si intravedono le potenzialità di un futuro, sempre più prossimo, di miglioramento.

La pubblica amministrazione e i privati hanno l’impegno di mettere in campo valide idee da concretizzare per il bene della città, ma non è da meravigliarsi, oggi, se un privato cittadino proprietario di alcuni ettari di terreno nella contrada San Giovanni a Porto d’Ascoli veda un futuro per quel fazzoletto di terra tra il mare e l’entroterra a ridosso dello svincolo autostradale. In questi giorni si è parlato molto di infrastrutturazione, ma c’è anche chi all’idea ci affianca un progetto. Uno di questi è il cittadino Sante Calvaresi. Da alcune settimane ha sollecitato l’attenzione e il consiglio di altri cittadini e di un gruppo di professionisti per la concretizzazione di un consorzio che sappia coniugare infrastruttura e sviluppo in uno spazio, al tempo stesso, periferico per la città e centrale per le potenziali relazioni.

Per un primo approfondimento che soddisfi la curiosità dei lettori, abbiamo deciso di porgli alcune domande.

In cosa consiste la sua idea? “È un progetto di infrastrutturazione che coniughi il settore agroalimentare, ittico ed erboristico officinale, con spazi dediti alla ricerca, espositivi e incubatori di impresa. Un luogo dove la ricerca affini la produzione e incentivi la vendita tutelando il prodotto nostrano”.

Pensa che questo può interessare a San Benedetto? “La rinascita di San Benedetto può passare da questo progetto. Abbiamo diversi prodotti locali che, attraverso uno studio serio, potrebbero acquisire quella valenza rappresentativa per il territorio, dato il peso che si sta dando al Made in Italy e al Made in Marche”.

Cosa potrebbe portare di positivo alla nostra città? “Le ricadute investirebbero positivamente vari ambiti, da quello occupazionale a quello ambientale. Creare una rete dell’eccellenza nel settore agroalimentare, ittico ed erboristico potrebbe allargare il nostro asset al di fuori del nostro territorio”.

Cosa sta facendo per concretizzare la sua idea? “Ho esposto il progetto ai proprietari (o ai loro rappresentanti) dei terreni contigui. Alcuni si sono mostrati da subito favorevoli all’ottimizzazione degli ettari, altri invece stanno ancora sondando il terreno. È un progetto interessante, anello di congiunzione tra il sistema della produzione, costituito da fiorenti attività di impresa, e il sistema della distribuzione rappresentato nella zona dal Centro Agroalimentare e il centro commerciale, che non dovrebbe essere sottovalutato. Contiamo di dialogare con professionisti ed enti per approfondire e completare l’idea, sollecitando gli esperti dei settori coinvolti in questa iniziativa”.

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