Articolo
Testo articolo principale

OFFIDA – Si chiude oggi la settimana di permanenza nel Piceno dell’artista lodigiano Luca Boffi, conosciuto col nome di Alberonero, che ha realizzato un’opera di street art sul grande muro di via Martiri della Resistenza. Il vincitore del contest lanciato dal SALE Festival, la manifestazione culturale che coinvolge i Comuni della Vallata del Tronto, ha 23 anni ed è la prima volta che lavora nelle Marche. Lo abbiamo incontrato prima della partenza.

Perché questo nome, Alberonero? “Il nome deriva da un’esperienza che ho vissuto sulle Alpi Lagorai, in quel periodo scrivevo molti testi e mi sono avvicinato agli alberi neri e alti tipici della zona, quelle figure mi davano la possibilità di sentirmi più in intimità con me stesso. Non volevo trovare un nome concettuale, cercavo qualcosa di semplice, che richiamasse la natura. Alberonero è l’unione di due parole che possono arrivare a chiunque”.

Che impressione hai avuto di Offida e del Piceno? “Una buona impressione. È la prima volta che lavoro nelle Marche, in un contesto organizzativo di sole donne. Mi son trovato bene con loro e con le associazioni che uniscono i Comuni del territorio. C’è stata una grande disponibilità da parte del sindaco di Offida, del personale tecnico del Comune e, soprattutto, delle persone del posto”.

L’opera che hai realizzato è il risultato di un progetto in evoluzione o di un’intuizione derivante dall’impatto/contatto con un luogo sconosciuto? “Il disegno è nato innanzitutto dalla presentazione del muro. Ho quindi cercato di elaborare un lavoro in modo tale che chi cammina possa essere affiancato da un movimento che accompagni la vista, qualcosa che restituisca il senso di leggerezza. L’aspetto che curo di più è quello cromatico e man mano cerco di azzerare quello formale. Sono stato molto influenzato dalla ricerca artistica del pittore tedesco Josef Albers. Sono tre anni che lavoro sul ‘quadrato’, ho fatto un percorso sulle forme astratte e infine ho voluto ricondurre il tutto a una ‘forma prima’ che non potesse presentare errori. Di solito parto analizzando lo spazio e cerco di raggiungere una bidimensionalità. Successivamente è arrivata la ricerca degli aspetti che caratterizzano la forma stessa, e da qui ho cominciato a creare interazioni di colori che spero riescano a suscitare suggestioni emotive”.

Le tue geometrie sembrano infatti il risultato di una formazione tecnica, ma questo carattere essenziale è stemperato dalle intersezioni/alternanze/intermittenze delle forme stesse e dall’uso personale del colore: fluido, lucente, armonico. Qual è la giusta chiave di lettura per comprendere la tua opera? “Forse è più facile chiedere a un bambino la chiave di lettura. Una delle mie ultime opere porta il titolo dato da un bambino, che in modo spontaneo ha dato un nome all’uso di 36 colori. Dico questo perché vorrei che il mio lavoro rimanesse interpretabile, è la forza di chi lavora nell’astratto. L’importante non è concentrarsi sulle figure ma su come queste interagiscono tra loro”.

Esistono elementi fondamentali di questo luogo che ti hanno portato a scegliere i colori utilizzati? “Sì. Senza dubbio il paesaggio con il verde, giallo e rosso”.

Da ultimo ti pongo una domanda provocatoria. Una volta si discuteva molto sulla funzione dell’arte, qual è invece la funzione della street art? “Sociale e urbanistica. Io sono prima di tutto un architetto che ha scelto anche di dipingere, la mia formazione risulta importante nei lavori che faccio. C’è stata una lunga evoluzione, si è partiti coi graffiti, si è passati all’astrattivismo poi alla street art, che è stata un’etichetta data dal mercato alla pittura su grandi dimensioni. Ora, in un contesto più contemporaneo, parliamo di arte urbana, che ha molto spazio all’interno dei festival e su cui i galleristi investono. Credo che questa sia ‘l’arte di internet’, dei social, che deve piacere subito, ha il giudizio immediato del pubblico, che viene prima di quello del gallerista. È l’arte dell’immagine per eccellenza. Nel mio caso, arrivo dopo il periodo dell’avanguardia della street art ma sono comunque tre anni che riesco a svolgere liberamente il mio lavoro, che varia a seconda del contesto in cui viene inserito”.

 

[Not a valid template]

 

 

TAG: , , , ,