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ASCOLI PICENO – Lo Stato italiano rischia nuove condanne per non aver ancora bonificato 196 siti inquinati; in questa lunga lista s’annovera anche l’ex Sgl Carbon di Ascoli Piceno. Nell’ambito dell’udienza tenutasi alla Corte di Giustizia del Lussemburgo, le conclusioni presentate risulterebbe che il sito ascolano rappresenti uno dei 13 contenenti rifiuti pericolosi al fianco di Priolo Gargallo in Sicilia e Pitelli in Liguria.

“La sentenza della Corte di Giustizia verrà emessa nei prossimi mesi e ci auguriamo che l’Italia non venga condannata e che  tutti i siti siano bonificati quanto prima – commenta l’avvocato Micaela Girardi (InAscoli), che da diversi mesi sta seguendo il caso ascolano -. Ma è bene precisare e ricordare che, nella malaugurata ipotesi di una condanna dell’Italia, la quota parte della multa imputabile alla mancata bonifica dell’area Carbon comporterebbe una responsabilità e una rivalsa verso l’Amministrazione Comunale di Ascoli in primis e anche verso gli altri enti che hanno consentito che Sgl Carbon uscisse dalla vicenda, senza pagare un centesimo per la bonifica, anzi riscuotendo 6 milioni di euro dalla vendita dell’area ai privati di Restart nell’anno 2010″.

La programmazione della bonifica dell’area risalirebbe addirittura al 2007, quando in una conferenza di servizi presso il Comune ascolano Sgl Carbon e Restart si confrontarono proprio sulla caratterizzazione del sito per la bonifica. “Due anni dopo, nel dicembre 2009 il Comune approvò un progetto preliminare di bonifica e formulò espressa e formale richiesta alla Sgl Carbon di essere messo a conoscenza di eventuali intenzione di vendita dell’area e a quali condizioni – prosegue Girardi -. Purtroppo, il Comune non ha tutelato l’interesse pubblico chiedendo garanzie economiche alla florida e solida Sgl Carbon come avrebbe potuto e dovuto fare, ma ha addirittura facilitato e appoggiato l’operazione di subentro della Restart nell’assumersi tutti i costi della bonifica, pur senza avere adeguato capitale sociale per far fronte ai circa 35 milioni di euro di costi per la bonifica che ben conoscevano per essere stati dichiarati nell’atto pubblico di acquisto dell’area.

Prima di piegarsi ai pareri legali profumatamente pagati dalla Sgl Carbon a professionisti di propria fiducia, – chiosa – il Comune avrebbe dovuto agire nell’interesse della propria comunità. Dunque, se sarà necessario scriveremo al Presidente del Consiglio per spiegare e documentare che il Comune di Ascoli ha rinunciato deliberatamente a porre il costo della bonifica a carico della Sgl Carbon”.

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