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ASCOLI PICENO – Alla vigilia dell’incontro tra il governatore Spacca e il presidente della Cooperlat Antonio Baietta, le forze politiche intervengono sulla questione nella speranza si una epilogo definitivo sulla questione Coalac-Cooperlat e, nello specifico, sullo stabilimento di Marino del Tronto.

“Intendo rinnovare la richiesta di tutela e ripresa produttiva, certa e in tempi brevi, dello stabilimento piceno della Coalac – commenta il presidente della Provincia di Ascoli Piceno, Piero Celani -. Non è possibile far cadere nel silenzio il disagio dei lavoratori del sito trasferiti a Jesi che, quotidianamente sono costretti a fare i pendolari con tutte le ripercussioni negative in termini economici, familiari ed umani e, nel contempo, interrompere l’attività di un polo di eccellenza che è stato finanziato con contributi pubblici della cooperazione di questo territorio”.

È venuto il momento di trovare una soluzione che risponda alle esigenze occupazionali, produttive ed economiche della filiera del latte fresco. Sull’argomento intervengono anche i consiglieri regionali Valerio Camela, Sandro Donati, Giulio Natali, Paolo Perazzoli e Umberto Trenta. “Intendiamo esprimerle tutto il nostro sostegno sulla linea fino ad oggi rappresentata a nome della Regione, perché interpreta pienamente la nostra visione e posizione politica – scrivono in una lettera aperta -. Riteniamo che le scelte di politica industriale della Cooperlat non coincidano con la strategia della Regione nel settore agroalimentare, riaffermata anche dalla recente approvazione da parte del Consiglio del Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020”.

“Con la sola sede di Jesi, la Cooperlat non può diventare la piattaforma di lavorazione e vendita del latte padano per conquistare il mercato di vendita centro meridionale nella prospettiva della liberalizzazione delle quote latte del prossimo anno – proseguono -. La Regione ha sostenuto la Cooperlat negli ultimi 10 anni con circa 20 milioni di contributi diretti ed indiretti, ossia di promuovere il prodotto delle Marche in Italia e anche nella padaniae non per promuovere il latte padano nel centro sud Italia”.

È insomma chiaro che se la Cooperlat non rientrerà nella strategia di sviluppo pubblico regionale dovrà considerarsi fuori dal sostegno pubblico regionale. “La traduzione pratica di questa impostazione è la riapertura immediata dello stabilimento ex Coalac di Ascoli Piceno non per qualsiasi produzione innovativa, come vorrebbe il piano strategico aziendale, ma per la prioritaria ed insostituibile lavorazione del latte fresco di qualità, al fine di salvaguardare il tessuto delle produzioni locali del latte da parte degli allevatori”.

L’auspicio è la risoluzione entro il mese di settembre e che la questione ex Coalac non venga sopita come una delle tante pratiche di chiusura degli stabilimenti produttivi dettati dalla crisi economica del Paese.

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