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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il sindaco Giovanni Gaspari interviene sulla possibile istituzione del Registro Amministrativo delle Unioni Civili nel Comune di San Benedetto. E fornisce alcune indicazioni sui criteri in base al quale il “Settore Innovazione, servizi ai cittadini ed alla persona” sta redigendo il regolamento in materia che sarà sottoposto al vaglio del Consiglio comunale.

IL REGISTRO – “Con questo registro – spiega Gaspari – si andrebbe a tutelare e sostenere la piena dignità umana e sociale delle unioni di fatto nel contesto sociale ed economico contemporaneo disciplinando le modalità con cui coppie di conviventi maggiorenni che non abbiano legami di parentela, siano esse eterosessuali e/o omosessuali, ma che integrino la condizione di famiglia anagrafica basata su di un vincolo di natura affettiva, come recita il Regolamento Anagrafico, possono accedere, previa appunto iscrizione nel suddetto Registro, ai benefici che l’Amministrazione comunale riconosce in alcune materie (casa, assistenza e servizi sociali, politiche per giovani, genitori e anziani, sport e tempo libero, diritti e partecipazione e trasporti) alle medesime condizioni previste dall’ordinamento per le coppie sposate”.

UNA BATTAGLIA CIVILE – Non si tratta, insomma, di un atto che interviene sulla disciplina in materia di stato civile e di diritto di famiglia, riservata espressamente alla legge statale, ma di un esercizio dell’autonomia statutaria che la legge riconosce al Comune. La “battaglia civile” dei 160 Comuni che hanno optato per un Registro delle Unioni Civili vuole essere uno sprono nei confronti del Parlamento affinché adotti al più presto una legge in materia.

UNIONI OMOSESSUALI – Fatta la necessaria chiarezza sull’argomento amplificato anche dalla questione nazionale, il sindaco Giovanni Gaspari sottolinea che qualora gli pervenisse la richiesta di trascrivere nei registri comunali un matrimonio celebrato all’estero tra persone dello stesso sesso, non avrei dubbi a seguire l’esempio del sindaco di Roma. Consapevole, però, “di compiere un atto non ancora previsto dalla normativa italiana, ma imposto dalle elementari regole di civiltà e di rispetto della libertà delle persone”.

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