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CASTEL DI LAMA – Come annunciato dal neo presidente della Provincia prima delle elezioni, Paolo D’Erasmo, l’ATA sarebbe stata subito convocata. C’è infatti una data: lunedì 10 novembre, giorno in cui siederanno allo stesso tavolo i rappresentanti dei Comuni interessati dal problema Relluce. La vicenda che vede contrapporsi da una parte il capoluogo con Ascoli Servizi Comunali e dall’altra i comuni di Appignano e Castel di Lama, sembra essere arrivata a un punto di svolta.

Dopo il botta e risposta che ha coinvolto di recente il sindaco di San Benedetto del Tronto Giovanni Gaspari e quello di Ascoli Piceno Guido Castelli, e soprattutto dopo anni di battaglie, assemblee e incontri che hanno visto la sindaca di Appignano del Tronto Nazzarena Agostini portare avanti la sua crociata contro la costruzione prima della quinta e ora della sesta vasca, l’assemblea deputata a decidere il destino del sistema di gestione dei rifiuti provinciale si riunisce per organizzare una strategia comune.

LA LETTERA DEI 5 STELLE – In attesa dell’esito dell’assemblea ATA, il gruppo M5S di Castel di Lama, rappresentato dal suo consigliere di minoranza Mauro Bochicchio, ha deciso di intervenire ricordando che l’inquinamento delle acque del fosso della Metà e del torrente Chifenti sia già una realtà. Nella lettera inviata a Paolo D’Erasmo e ai sindaci di Appignano e Castel di Lama si legge: “Il problema della discarica di Relluce si trascina ormai da almeno due anni quando, a seguito delle ispezioni del nucleo operativo ecologico provinciale, si è scoperto che il gestore non ottemperava a molte delle prescrizioni contenute nell’AIA e che, vogliamo ricordare, contengono tutte le necessarie accortezze che un gestore deve porre in essere al fine di minimizzare gli impatti della discarica sull’ambiente circostante”.

ALLARME INQUINAMENTO – Bochicchio scrive ancora: “Le analisi svolte a fine novembre 2012 da ARPAM sulle acque superficiali della discarica, del fosso Metà e sul torrente Chifenti mostravano poi un quadro assolutamente inquietante. Si evidenziava la presenza di percolato in molti punti ove non ci sarebbe dovuto essere e soprattutto risultava chiaro come questo avesse ormai raggiunto il reticolo idrografico naturale del fosso della Metà e del torrente Chifenti. A queste criticità si aggiungevano i continui sforamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione delle acque sotterranee di ferro, manganese e solfati e quelle meno pubblicizzate delle acque superficiali che riguardavano principalmente l’azoto nitrico e talvolta l’ammoniaca (la stessa ritrovata da ARPAM nel Fosso della Metà)”.

Secondo Bochicchio, le istituzioni non hanno ancora riconosciuto ufficialmente l’inquinamento dei corsi d’acqua. “Ognuno dice la propria – dichiara il pentastellato -. Ascoli Servizi Comunali sostiene che quelli delle acque sotterranee derivino dalla natura dei terreni e quelle delle acque superficiali dalla presenza di un ignoto contadino che si diverte a sfalciare l’erba che decomponendosi rilascia azoto e quindi inquina il fosso della Metà, come dichiarato a VeraTV nella trasmissione POLIS del 29/10/2014. ARPAM, sollecitata ripetutamente dal Settore Ambiente della Provincia di Ascoli Piceno riguardo la necessità di revisionare l’AIA, non si esprime in quanto non ha ancora ricevuto risposte dall’ISPRA. Il Settore Ambiente della Provincia di Ascoli, nonostante i solleciti ad ARPAM, non è in grado di esprimersi e viene diffidata da Ascoli Servizi Comunali in quanto non modifica le prescrizioni AIA secondo quanto da loro proposto, ovvero alzare i limiti delle soglie di contaminazione perché così operando la contaminazione non esiste più”.

LA PROPOSTA DEI 5 STELLE –“In mezzo a questo quadro che potremmo definire incartato – continua -, si sviluppa il derby tra Ascoli Piceno e San Benedetto. Volenti o nolenti, tutti noi siamo consapevoli che il problema della gestione dei rifiuti della Provincia di Ascoli Piceno sarà determinato dall’esito autorizzativo del progetto di realizzazione della sesta vasca di Relluce. Principio di precauzione vorrebbe però che prima di decidere se realizzarla o meno, si stabilisse senza incertezze se il sito attorno alla discarica è contaminato/inquinato. Per stabilirlo, però, c’è bisogno di un atto di coraggio che sino adesso tutti gli attori in gioco non hanno mai avuto. Per conoscere la verità non basta una ricognizione. Ci vuole la ‘curiosità’ di voler capire il perché di certi sforamenti, bisogna studiare, analizzare e soprattutto ci vuole il tempo necessario per ottenere i risultati, tempi che naturalmente non sono compatibili con l’emergenza rifiuti”.

LA LETTERA ALL’ARPAM E IL CASO MACERATA – “Per questo motivo abbiamo spedito una lettera ad ARPAM – conclude – affinché studi senza ulteriori indugi la questione partendo dalla constatazione che in due anni non è stato fatto nulla. Nel frattempo l’ATA potrà riflettere su come affrontare al meglio l’emergenza. Vediamo di cogliere l’opportunità offerta dall’emergenza. Può sembrare un paradosso ma l’esempio di Macerata deve far riflettere. Una provincia che nel 2011 non sapeva dove mettere i rifiuti ha risolto il problema chiudendo un inceneritore, portando la raccolta differenziata all’80% sull’intero territorio provinciale, dotandosi di un sistema di tracciatura dei rifiuti e dotando la discarica di un sistema di impacchettamento degli stessi, riducendo quindi la possibilità di contatto tra i rifiuti e l’acqua. Insomma, una filosofia diametralmente opposta a quella seguita dalla nostra provincia che assieme a Fermo è la cenerentola della raccolta differenziata. È possibile che l’unica soluzione per risolvere l’emergenza sia quella di realizzare volumi enormi nei quali verranno stoccati anche i rifiuti di altre realtà in emergenza oppure riaprire vecchie discariche senza sapere se quelle realtà sono adatte a sopportare ulteriori carichi potenzialmente inquinanti? Ci piacerebbe che queste semplici considerazioni fossero da Voi portate a conoscenza di tutti i componenti dell’ ATA e che Vi faceste promotori di questo gesto coraggioso e doveroso per la tutela della salute di tutti”.

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