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ASCOLI PICENO – Un’intera generazione di laureati non lavora, molti sono disoccupati nonostante siano passati anni dal conseguimento del titolo. In Italia la situazione è poi più drammatica in quelle aree dove la produzione sembra essersi arrestata definitivamente.

PUNTARE SUL WEB – A lanciare nuovamente il grido d’allarme è Cna di Ascoli Piceno, che presenta un’iniziativa per informare i giovani sulle potenzialità del web. Sarà questo lo scopo di una serie di convegni, incontri e seminari che l’organizzazione proporrà per tutto il 2015. “Incontri importanti – spiega Sandro Gregori, presidente provinciale di Cna Comunicazione e Terziario avanzato – anche alla luce dei dati preoccupanti riguardanti la situazione occupazionale nel nostro territorio: se nel 2012 i neo laureati senza lavoro erano il 5,4 %, nel 2014 si è arrivati all’8 %, cifra tristemente in crescita come il numero dei neo diplomati disoccupati che dal 7 % sempre del 2012 sono passati al 10,1 % dell’anno appena finito. Numeri purtroppo poco edificanti che hanno spinto la Cna ad organizzare questi appuntamenti per cercare di far conoscere ai più giovani le grosse potenzialità future che il web può riservare a loro in chiave sia di business che di affiancamento alle tradizionali attività produttive manifatturiere”.

“Il fatturato online in Italia dal 2009 al 2014 è aumentato del 25 % – spiega il direttore della Cna Francesco Balloni – e nella nostra Provincia, in particolare, alcune aziende di meccanica e confezionamento hanno aumentato di molto i loro introiti visto che, grazie al web, riescono a smaltire le giacenze di magazzino”.

LA SITUAZIONE IN ITALIA – Nel 2014 i dati di un’indagine condotta da Almalaurea hanno mostrato che dal 2008 il numero dei laureati che cerca un lavoro senza riuscirci è più che raddoppiato. Nel 2013 i disoccupati con laurea triennale hanno raggiunto quota 26,5 %, gli specialistici 22,9 %, i magistrali a ciclo unico 24,4 %.
D’altra parte, recentemente da un’analisi di Unioncamere è emerso che le aziende delle Marche assumono prevalentemente “per conoscenza” e solo poche si rivolgono ai tradizionali canali per la ricerca del personale, in particolare i Centri per l’impiego.

In attesa dei primi effetti del Jobs Act dell’era Renzi, necessaria è l’intercettazione di quel “capitale umano dissipato” – per utilizzare un termine coniato dal Censis – che l’Italia rischia di perdere per sempre.

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