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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Luca De Filippo e Carolina Rosi sono i protagonisti del Sogno di una notte di mezza sbornia di Eduardo De Filippo, in scena sabato 24 gennaio alle 21 al teatro Concordia nella stagione realizzata da AMAT e Comune con il contributo di MiBACT e Regione Marche e il sostegno di BIM Tronto.
Anche questo appuntamento, grazie all’aumentato numero degli abbonati e alla partecipazione delle scuole superiori della città, ha registrato il sold out. Eventuali rinunce verranno rimesse in vendita la sera dello spettacolo dalle ore 18.
Insieme a Luca De Filippo e Carolina Rosi saranno in scena Nicola Di Pinto, Massimo De Matteo e Giovanni Allocca, Carmen Annibale, Gianni Cannavacciuolo, Viola Forestiero, Paola Fuliciniti.
Le scene sono di Bruno Buonincontri, i costumi di Silvia Polidori, le musiche di Nicola Piovani, le luci sono di Stefano Stacchini, la regia di Armando Pugliese per la produzione Elledieffe.

LA TRAMA – Scritta nel 1936, Sogno di una notte di mezza sbornia, liberamente tratta dalla commedia La fortuna si diverte di Athos Setti, parla di sogni, vincite al lotto, superstizioni e credenze popolari di un’umanità dolente, che solo in questo modo riesce a pensare a un futuro migliore, per sopravvivere al proprio presente.
A Pasquale Grifone, un povero facchino, piace alzare il gomito. Ma, quando beve, fa sogni strani. Come ricevere la visita di Dante Alighieri che gli suggerisce quattro numeri da giocare al lotto, precisando però che rappresentano anche la data e l’ora della sua morte. Di lì a poco la quaterna esce e, mentre la famiglia si adatta subito alle nuove condizioni, Pasquale vive nel terrore di un’annunciata dipartita. Tutti cercano di convincerlo che si tratta di superstizione, salvo poi vestirsi a lutto. E quando il pericolo sembra ormai scongiurato, un colpo di scena riapre il gioco. Utilizzando lo stile comico, del grottesco e della farsa, Eduardo combina le forma classiche della tradizione teatrale napoletana. In Sogno di una notte di mezza sbornia il popolare gioco del lotto si trasforma in una scommessa tra la vita e la morte, tra il mondo dei vivi e quello dei morti. La comunità dei familiari e degli amici, stretta intorno al protagonista e al suo dramma più per egoistico interesse personale che per solidarietà, fornisce a De Filippo la possibilità di sviluppare un aspetto, quello corale, della sua drammaturgia. E con un finale a sorpresa e che non si consuma mai, ancora una volta Eduardo, con pungente intelligenza, propone un’occasione per riflettere sul nostro modo di stare al mondo.

La foto è stata gentilmente concessa da Federico Riva.

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