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ASCOLI PICENO – Con la conferenza dei servizi dello scorso 8 gennaio è stata approvata, all’unanimità, l’analisi di rischio del sito specifico riguardante l’area ex SGL Carbon, integrata con le prescrizioni dell’Asur di Ascoli Piceno e dell’Arpam di Pesaro-Urbino.
Tutti gli enti pubblici interessati e la Restart, proprietaria dell’area, hanno concordato con le precisazioni trasmesse esprimendo così parere favorevole al documento integrato.
“In soli 45 minuti di riunione – commenta il Comitato Area Carbon – l’analisi di rischio integrata dell’Area Carbon è stata definita dopo un iter durato anni. Vista l’unanimità della decisione, le accuse di rallentamento delle operazioni dirette agli enti preposti al servizio igiene e salute pubblica si sarebbero dimostrate false”.

LA BONIFICA – Dall’ 8 gennaio decorrono i termini di legge per la presentazione del Piano Operativo di Bonifica (POB) da parte della Restart. Un documento unitario ed intellegibile che dovrà tener conto, sviluppare e perfezionare tutte le informazioni necessarie a comprendere i dati della caratterizzazione e degli obiettivi della bonifica, propedeutici a definire le tecnologie e i tempi necessari per il risanamento del sito, incluse frequenze, tempi e modo dei monitoraggi. La Restart avrebbe voluto monitorare lo stato di inquinamento di falda con cadenza annuale dopo due anni dalla fine del lavori di bonifica. Su indicazione dell’Asur questa proposta non è stata condivisa in conferenza dei servizi perché poco tutelante.
“Noi dell’Comitato Area Carbon siamo felici che finalmente si inizi a parlare concretamente di bonifica del terreno. Siamo convinti che la bonifica vera e propria, accurata e puntuale, che restituisca un terreno inquinato alla fruizione salubre pubblica, debba iniziare immediatamente e finire quanto prima per una vera riqualificazione strategica urbana. Anche se alcune perplessità e dubbi rimangono. Tra queste il livello di inquinamento riscontrato (risulta che quasi la metà dell’area non sia inquinata e che non necessiti di nessun intervento di bonifica) e il costo presunto della bonifica stessa (35 milioni di euro – siamo in attesa di conoscere il piano economico delle operazioni sul terreno in base al quale analizzare la sostenibilità economica dell’intervento)”.

L’AMIANTO – “Quello che ci preoccupa seriamente è un altro aspetto: la presenza di Materiale Contenente Amianto (MCA) all’interno dell’area. È una preoccupazione reale e fondata che riguarda la salute di tutti i cittadini ascolani attualmente in pericolo visto che, dalla nostra denuncia alla Procura dell’aprile 2014, nulla è stato fatto realmente per la messa in sicurezza e la rimozione del materiale cancerogeno e di altre sostanze eco tossiche presenti.
Siamo in attesa ancora della pronuncia definitiva del TAR Marche circa l’annullamento, richiesto dalla proprietà, delle ordinanze sindacali contingibili ed urgenti per l’immediata messa in sicurezza di MCA.
Vogliamo sottolineare e riportare all’attenzione di tutti i cittadini, degli enti preposti alla vigilanza e alla salute pubblica, nonché agli organi giudiziari del problema di MCA presenti in maniera friabile con presenza di fibre aero disperse e quindi pericolosi all’ambiente e alla salute umana.
Il tema è stato riproposto nella stessa seduta della conferenza dei servizi dell’ 8 gennaio scorso, concordando su richiesta ASUR, “di rimuovere i MCA preliminarmente alle azioni di bonifica del sottosuolo”.
La rimozione dell’amianto dunque, anche per la conferenza dei servizi, diventa condizione indispensabile. I lavori di smontaggio e di smaltimento dell’amianto sono ritenuti indipendenti, autonomi e antecedenti alla bonifica del terreno e nulla hanno a che vedere con l’inquinamento di falda”.

COME RIMUOVERLO? – “Non si può aspettare un giorno di più. Non è permesso a nessuno di tergiversare su questa emergenza, sapendo che vento, acque e condizioni metereologiche contribuiscono al diffondersi delle fibre di amianto.
Mentre l’immediato inizio della bonifica del terreno è cosa auspicabile in attesa del POB che la Restart dovrà presentare entro i termini prescritti dalla legge, la rimozione totale dell’amianto rappresenta un’urgenza non più rinviabile né procrastinabile.
La proprietaria dell’area ha dichiarato per ben due volte (a seguito di due ordinanze sindacali) che il sito è stato messo in sicurezza ribadendo la non immediata pericolosità dell’amianto, ma è stata smentita dalle verifiche e dai controlli dell’ASUR Area Vasta 5 e dell’ARPAM di Pesaro che, ancora oggi, denunciano un pericolo per la salute pubblica vista la presenza certa ed incontestabile di amianto non compatto (gravi peggioramenti e crepe in aumento dei manufatti) e la presenza di fibre areo-disperse cancerogene nell’ambiente (scomparsa del trattamento incapsulante utilizzato per abbattere le fibre)”.

Qui la mappatura dei siti contenenti amianto in Italia.

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