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ASCOLI PICENO – La politica e le istituzioni continuano a far sentire la propria vicinanza ai lavoratori della Prysmian. Il Consiglio provinciale ha approvato all’unanimità, nella seduta di ieri, un ordine del giorno che esprime viva solidarietà ai 120 lavoratori dello stabilimento di Ascoli Piceno della Prysmian e alle loro famiglie. Il documento, proposto dai consiglieri di maggioranza, illustrato in aula da Valentina Bellini e condiviso dall’intero Consiglio, chiede alla proprietà aziendale “di farsi carico pienamente del proprio ruolo imprenditoriale per assicurare la continuità dell’azienda in loco, mediante la valutazione di ogni possibile soluzione per riavviare l’attività produttiva”.
“Risulta inaccettabile l’ipotesi di chiusura del sito produttivo ascolano – ha evidenziato il presidente della Provincia Paolo D’Erasmo – da oltre quaranta anni una realtà di eccellenza a livello nazionale nel comparto di riferimento, una decisione quella dell’azienda improvvisa che se confermata porrebbe in una condizione di estrema difficoltà e angoscia numerose famiglie con pesanti ripercussioni economiche negative su un territorio già fin troppo e duramente colpito da altre gravi crisi industriali”.
Nell’ordine del giorno del Consiglio si stigmatizza “il comportamento per il quale a fronte di consistenti finanziamenti pubblici, di cui una parte notevole a fondo perduto, finalizzati a mantenere e creare occupazione in alcune regioni, l’azienda beneficiaria chiuda lo stabilimento di Ascoli Piceno, dove pure è rilevante il tasso di disoccupazione”.
Impegna il presidente della Provincia “a mettere in atto tutte le soluzioni possibili affinché la problematica dei lavoratori Prysmian possa essere oggetto di discussione presso il Ministero e presso tutte le sedi competenti assieme a tutti i livelli istituzionali del territorio”.

IL PD ASCOLANO – Sostegno dal gruppo in Consiglio comunale che, con un ordine del giorno firmato da Francesco Ameli, si evidenzia che “si tratta di una azienda ad alto contenuto tecnologico e con una consistente presenza in Italia, con fatturati in attivo e leadership nel settore riconosciuta a livello mondiale. La sede ascolana della Prysmian è sempre stata produttiva e vanta una storia quarantennale sotto diverse denominazioni: CEAT, Pirelli Cavi e Sistemi Energia, Prysmian Cables & System – fornendo all’industria italiana da sempre produzioni di eccellenza. Gli operai dello stabilimento Prysmian di Ascoli Piceno utilizzano con costanza macchinari come la “Pressa Piombo” che in tutta Europa sono in possesso del solo nello stabilimento olandese di Amsterdam, aspetto meramente tecnico che tuttavia evidenzia come la chiusura di uno stabilimento produttivo come quello ascolano non sia solo una perdita per il territorio, ma anche per il Paese.
Gli operai dello stabilimento ascolano si sono non solo occupati della produzione dei cavi di competenza dello stabilimento, ma anche di recuperare le pezzature mal riuscite e completare ordini che altri stabilimenti non erano riusciti a produrre. Sembrerebbe che diverse volte siano tornati indietro cavi da altri stabilimenti, con centinaia di migliaia di euro andati in fumo (e conseguente spreco di materie prime), e che sarebbero stati poi completati ad Ascoli”.

GLI IMPEGNI RICHIESTI – L’ordine del giorno impegna quindi il consiglio comunale, il sindaco e l’amministrazione comunale “a mettere in atto tutte le soluzioni possibili affinché la problematica dei lavoratori Prysmian possa essere oggetto di discussione presso il ministero e presso tutte le sedi competenti assieme a tutti i livelli istituzionali del territorio; a mettere in atto assieme a tutti i livelli istituzionali del territorio tutte le soluzioni possibili affinché venga riconosciuta l’area di crisi industriale complessa al fine di assicurare l’efficacia e la tempestività di iniziative di reindustrializzazione; a convocare immediatamente un tavolo permanente di confronto volto a salvaguardare i posti di lavoro e le crisi che riguardano i lavoratori del territorio piceno e che miri a individuare una serie di azioni, di concerto con le altre Istituzioni, le organizzazioni di categoria, le parti sociali e le rappresentanze dei presidi autoconvocati; a stigmatizzare il comportamento per il quale fronte di consistenti finanziamenti pubblici, di cui una parte notevole a fondo perduto, finalizzati a mantenere e creare occupazione in alcune regioni, l’Azienda beneficiaria chiuda lo stabilimento di Ascoli Piceno, dove pure è rilevante il tasso di disoccupazione; ad esprimere la dovuta vicinanza ai lavoratori ed alle loro famiglie; a convocare immediatamente un consiglio comunale aperto avente ad oggetto la problematica del lavoro nel nostro territorio”.

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