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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Quello dei pendolari è un lavoro duro, che inizia spesso alle prime luci dell’alba. Prima ancora che cominci il lavoro vero e proprio. Tante sono le persone che, per più di un motivo decidono giustamente di andare a lavorare in treno. Costi inferiori per quanto riguarda l’usura della macchina, la benzina, l’autostrada, minor rischio di incidenti su strada e anche, e perché no, si sceglie così un trasporto più sostenibile. Ebbene queste persone si trovano, ogni giorno, ad affrontare ritardi, guasti e a perdere la serenità che un mezzo come il treno dovrebbe, invece, regalare.

STORIA QUOTIDIANA DI PENDOLARI – Dei pendolari, visti i problemi che vivono ogni giorno, hanno cominciato a raccogliere le firme (oltre 300), e hanno mandato delle lettere di sollecitazione in Regione, per richiedere un intervento. Una di queste pendolari, Chiara Pellei, ci ha raccontato il calvario, di una giovane donna, medico, moglie e madre che ogni giorno per lavoro si reca ad Ancona con il treno. “Una volta contai che il treno in 24 ore, tra andate e ritorni, fece 110 minuti di ritardo”, ci racconta subito la Pellei, confermando che il ritardo, sebbene non sempre così eccessivo, è all’ordine del giorno, così come i guasti al mezzo o alla segnaletica ferroviaria. “Andare a lavorare con il treno è già di per sé un lavoro– continua la pendolare – e in più bisogna sempre giustificare i nostri ritardi a lavoro. Chi non ci passa, chi non è pendolare, non può nemmeno immaginare che tutto ciò avvenga per davvero. Come quella volta che aspettavo per prendere un intercity (che fra l’altro passa pochi minuti dopo il regionale che va sempre verso nord e non si capisce bene il senso, ndr) e dopo una lunga attesa, dal microfono una voce ha detto che il treno era stato soppresso. In più, quando vai a chiedere agli sportelli per i ritardi ci dicono che gli orari in realtà sono indicativi!”.

L’USB CHIEDE L’INTERVENTO DELLA REGIONE – Andrea Quaglietti, segretario regionale dell’Usb, è intervenuto diverse volte sull’argomento e già nel novembre del 2013 richiese e partecipò a un tavolo in Regione in cui si parlava di migliorare il trasporto ferroviario incrementando le fermate dei Freccia Bianca. Da allora, però, nulla si è mosso. “Abbiamo presentato un’altra richiesta alla Regione da qualche giorno, per un confronto, ma non abbiamo ottenuto alcuna risposta. San Benedetto è l’ultima stazione al sud delle Marche e, proprio nell’incontro del 2013, fu ribadita l’importanza turistica della Riviera delle Palme e anche per un possibile sviluppo per il lavoro. Ma sono rimaste solo parole”.

TRENI NUOVI A CARICO DEI PENDOLARI – Da quando nelle Marche sono stati acquistati dei nuovi regionali, con essi è arrivata la sorpresa per chi acquista i biglietti. “Siamo passati da 84 a 92 euro al mese di abbonamento – continua Chiara Pellei – un aumento di ben 8 euro”. Pagando 110 euro all’anno i pendolari hanno diritto di salire in ogni tipo di treno, ma di fatti sono impossibilitati a prendere quello che li porterebbe a lavoro nel più breve tempo possibile. I tempi di percorrenza San Benedetto Ancona sono questi: con il regionale 1 ora e 10 minuti; con l’intercity 1 ora; con i Freccia Bianca 45 minuti. “Ma le Frecce non si fermano mai – ribadisce la Pellei – cose che non succede a Pescara, visto che i pendolari da lì ad Ancona ci mettono 1 ora e 10. In estate il problema si aggrava: per la carenza dei treni noi pendolari, non avendo il posto prenotato, facciamo sempre il tragitto in piedi”.

LA RICHIESTA – Sia Quaglietti che il gruppo di pendolari chiedono più fermate a San Benedetto da parte dei Freccia Bianca visto che transitano in stazione ogni ora. “Questo tipo di treni dovrebbe fare una sosta ogni 100 chilometri – conclude la pendolare – ci chiediamo come mai, da Ancona si fermano poi a Pescara, facendone quasi 200 di chilometri e non sostano per tre minuti a San Benedetto?”.

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