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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Con un’ora di ritardo ma alla fine Matteo Salvini è arrivato a San Benedetto del Tronto in vista delle prossime elezioni regionali. Il comizio del rappresentante della Lega si è tenuto nella soleggiata tarda mattinata del 14 maggio, in una Piazza Giorgini divisa dalla fontana e dallo schieramento delle forze dell’ordine. Da una parte i simpatizzanti del leader e dall’altra i contestatori. I due ben distinti schieramenti si sono limitati, nell’attesa, a mostrare i vari striscioni. Solo all’arrivo di Salvini sono partiti cori e accuse reciproche di fascismo.

UNA LUNGA ATTESA PER UN COMIZIO BREVE – Il comizio sarebbe dovuto iniziare alle 11, ma solo dopo mezzogiorno Salvini è giunto in Piazza. Il suo discorso è durato una manciata di minuti, forse 15, non più di 20, e, apparentemente incurante del rumore di sottofondo, il leghista è riuscito esprimere tutti i concetti che gli sono cari: no all’immigrazione, la casa prima gli italiani, tassazione per la prostituzione (che diventa sempre più spesso un problema di finanza e sempre meno una piaga sociale sulla pelle delle donne, ndr), bisogna permettere la difesa personale, chi va in galera deve scontare tutta la pena. Aggiungendo poi la promessa di un cambiamento per le Marche e dichiarando la sua vicinanza alla pesca locale.

Salvini ha ricordato poi la sua visita all’Hotel House di Porto Recanati: “Sono stato contattato da persone per bene, anche da africani che sono stufi di aver a che fare con trafficanti, ma i sindacati e il Pd mi hanno impedito di entrare”. Il leader della Lega Nord non risparmia battute ai suoi contestatori, che farebbero da muro al normale svolgimento di un comizio e aggiunge: “È caduto il Muro di Berlino, cadrà anche quello di San Benedetto”.

I CONTESTATORI – A diversi ragazzi, durante l’attesa per il comizio, sono stati controllati gli zaini, ma il clima è rimasto sempre tranquillo tra i contestatori e le forze dell’ordine. “Vedete, siamo qui, siamo ben disposti, molti di noi non hanno neppure armi e manganelli”, ha asserito un poliziotto a Daniele Primavera, rappresentante di Rifondazione Comunista, che gli ha subito risposto scherzosamente: “Ah, ma se è per questo anche molti di noi”. “Ma noi siamo lo Stato!”, ha continuato il poliziotto, “Pure noi!” ha concluso Primavera, con un tono più serio. Diversi gli striscioni esposti, uno su tutti “Ieri terroni, oggi elettori”. A Salvini sono state rivolte diverse provocazioni e un ragazzo gli ha urlato “Dov’eri quando è cominciata la crisi?”. Si legge nel volantino diffuso durante la manifestazione: “Non avremo mai niente da spartire con chi, per convenienza politica, sostiene politiche che hanno come immediata conseguenza la morte di uomini donne e bambini che finiscono in fondo al mare rincorrendo il sogno di una vita dignitosa. Non avremo mai niente da spartire con la Lega. Non avremo mai niente da spartire con Salvini. Qui il clandestino è lui”. Una decina di mezzi spiegati tra macchine e camionette per un centinaio di agenti e un elicottero che girava sopra le teste dei presenti. Visto che se ne fa spesso un problema di prezzo, quanto sarà costato alla comunità, agli italiani – di cui Salvini sembra preoccuparsi tanto – una mattinata simile? 

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