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ASCOLI PICENO – Sono amari per la città di Ascoli i numeri forniti dall’Osservatorio Regionale del Turismo relativi al 2014. Sotto le Cento Torri infatti lo scorso anno sono stati 42.465 gli arrivi e 143.932 le presenze, una diminuzione per gli arrivi rispetto al 2013 quando ne furono 43.450 mentre sono aumentate le presenze che erano state di 120.688. Cifre assolutamente insufficienti per una città che ha bisogno della spinta del turismo per uscire dalla crisi lavorativa ed economica che la attanaglia da tempo. Spinta che però finora è sempre solo stata evocata dal sindaco Castelli e dalla sua precedente amministrazione.

COME LEGGERE QUESTI DATI SUL TURISMO – Innanzitutto va spiegato cosa si intende per arrivi e cosa per presenze. Con il primo termine si intende una persona, residente fuori provincia, che pernotta in una struttura ricettiva cittadina. Con il secondo invece si intendono i numeri complessivi di notti che persone che vengono da fuori provincia passano in città. In pratica se io arrivo ad Ascoli e rimango per tre notti sarò conteggiato per uno nella casella degli arrivi e invece per tre in quella delle presenze. C’è poi un’altra considerazione da fare su come vanno interpretati questi dati, rendendoli quasi drammatici.

Come detto per turista viene inteso chiunque da fuori provincia pernotti in città, però per far capire la scarsa capacità attrattiva di Ascoli bisogna pensare che la maggior parte di questi sono militari e loro parenti. Se poi togliamo anche chi arriva per i più disparati motivi il numero delle persone che scelgono di visitare Ascoli perchè incuriositi dalle bellezze cittadine è veramente esiguo. E questo è il peggior torto che si può fare ad una città così bella e che tanto avrebbe da offrire. A riscontro di queste considerazioni ci sono poi i dati : se in mesi dove c’è poco turismo come marzo o ottobre ci sono 3.200 e 3.500 arrivi mentre a luglio e agosto ce ne sono rispettivamente 4.900 e 6.300 vuol dire che nel mese di punta si è riusciti ad attrarre solo 3.000 persone in più rispetto all’afflusso naturale dei mesi non turistici.

FERMO E L’UMBRIA AVANTI  – Se comparati poi con i dati di altre città medioevali come Ascoli, più piccole e senza offesa anche con un patrimonio artistico monumentale inferiore rispetto alla nostra città, i numeri diventano esegui. Fermo infatti nel 2014 ha fatto registrare 84.361 arrivi e ben 837.584 presenze. Più del doppio degli arrivi e più del quadruplo delle presenze. Ma anche cittadine umbre come Foligno e Gubbio ci sono davanti con 58.483 arrivi e 187.784 presenze per la prima, 51.635 arrivi e 165.664 presenze per la seconda.

LA POLITICA DEI PROCLAMI – I motivi di questi dati così negativi sono tanti. Da tempo il Comune ha annunciato di voler puntare forte sul turismo visto che ormai la zona industriale è divenuta un triste susseguirsi di presidi di operai stremati. La scelta era la più logica visto le altissime potenzialità di Ascoli ma concreto cosa è stato fatto ? Ben poco. Non ci si può inventare città turistica da un giorno all’altro ma ci vuole progettazione e soprattutto coraggio nelle scelte. Le infinite telenovele della Saba e della Carbon non aiutano di certo mentre finalmente sembra essersi conclusa quella dell’Università che era arrivata ormai alla quindicesima stagione.

Oltre alle problematiche legate al piano sosta e al non utilizzo di una grande risorsa come la riqualificazione dell’area Carbon, c’è poi la mancanza di eventi soprattutto estivi degni di tal nome. Senigallia grazie al Summer Jamboree Festival ha superato San Benedetto come presenze sfondando il muro del milione. Ad Ascoli ci si è provato con la musica Picenum Country Festival ed è andata male. Anche qui la scelta più logica è una sola: usare la Quintana come volano con i sestieri che devono mettersi al servizio della causa. Chiunque abbia girato le varie contese medioevali ha subito potuto notare come in quelle città nei giorni precedenti si viva appieno l’atmosfera della Giostra. Ad Ascoli non succede con le sede dei sestieri trasformate in taverne con il risultato di essere un buon bacino attrattivo di voti ma con scarso appeal per un turista. Il modello deve essere il Templaria di Castignano. Solo creando un periodo tra la festività di Sant’Emidio e la Quintana di agosto, dove il centro di Ascoli riviva completamente il medioevo, si può creare quell’evento che può fare da traino a tutto lo sviluppo del turismo. Bisogna fare scelte coraggiose se si vogliono vedere risultati sennò si può solo stare a guardare e continuare con numeri del genere. Un po’ come nel cinema d’avanguardia russo degli anni ’20 dove a Dziga Vertov e al suo Cine-occhio, che si limitava ad osservare i paesaggi urbani, si contrappose Sergei Ejzentejn col suo cine-pugno per scuotere le coscienze dei cittadini russi. Non si può più stare a guardare ma occorre una scossa, è ora che Ascoli decida cosa voglia fare da grande.

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