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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Eh sì la vita comincia a quarantanni: è proprio vero!” diceva nella scena finale il barone Ferdinando Cefalù (Marcello Mastroianni), nel film di Pietro GermiDivorzio all’italiana”. Dopo i sessanta è meglio, aggiungeremo oggi noi nel 2015, e vediamo perché. Se il nostro Fefè (sempre Mastroianni) per liberarsi da un matrimonio ha dovuto escogitare tutto un tranello a discapito della moglie, appellandosi poi al delitto d’onore (abrogato il 5 settembre del 1981), oggi i tempi sono cambiati e, tranne in qualche caso di grave patologia, non occorre di certo utilizzare certi metodi per liberarsi del vincolo matrimoniale. Basta rivolgersi a un giudice, a volte per davvero, ma tante altre per finta. Perché dopo i sessanta è meglio? Dicevamo, proprio in quell’età esisterebbe un picco di separazioni in Italia o, per meglio dire, dei nuovi divorzi all’italiana.

DIVORZIO MA PER FINTA – Il ritornello nella penisola a forma di stivale è sempre uno e uno solo: la famiglia. Una famiglia da salvare dai temutissimi nemici additati come tali, nei giorni scorsi, in alcune piazze italiane popolate da milioni, migliaia, alcune centinaia di individui che scendono in strada contro i diritti altrui. Ma pochi parlano delle motivazioni che inducono al divorzio e quasi nessuno si azzarda  a dubitare sulla reale “convenienza” di un matrimonio in Italia. Il fatto è che oggi tornare single, dopo una certa età, avrebbe i suoi lati positivi, e non parliamo di libertà ritrovata o dell’inseguimento di nuove passioni struggenti, ma di assegni sociali e di sgravi fiscali. Insomma il divorzio avviene per finta,  la coppia continua di fatto a vivere insieme e così facendo si preserva l’amore, ma anche il portafoglio. Lo Stato italiano avendo determinato una pesante morsa fiscale sui propri cittadini, in un certo qual modo, perdonateci l’ironia, pare davvero essersi evoluto in materia di coppie di fatto, visto che le agevola.

ANALISI ISTAT E PARERE DEI COMMERCIALISTI – Nell’ultimo rapporto Istat su “Separazioni e divorzi in Italia” pubblicato nel 2014, le separazioni e i divorzi risultavano in continua crescita dal 1995 ma hanno avuto una battuta d’arresto nel 2012, con 311 separazioni e 174 divorzi ogni 1.000 matrimoni. “L’età media alla separazione – si legge nel rapporto – è di circa 47 anni per i mariti e di 44 per le mogli; in caso di divorzio (non esisteva ancora il divorzio breve, ndr) raggiunge, rispettivamente, 49 e 46 anni. Questi valori sono aumentati negli anni per effetto della posticipazione delle nozze in età più mature e per la crescita delle separazioni con almeno uno sposo ultrasessantenne”.
Se da un lato il dato non fa distinzione tra le separazioni reali e quelle fittizie, tra le righe si possono scorgere dei segnali importanti: il 73,3% delle separazioni e il 66,2% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli arriva sì sempre a colpire i quarantenni ma non risparmia gli ultrasessantenni. L’Istat spiega questo innalzamento dell’età della separazione anche come il risultato della maggiore propensione allo scioglimento delle unioni di lunga durata, ma secondo alcuni commercialisti questi dati indicherebbero che le famiglie, per far fronte a una quotidianità sempre più pesante e incerta, cercano di eludere il fisco con un finto divorzio.

AMATEVI L’UN L’ALTRO, FINCHÉ FISCO NON VI SEPARI – Se da un lato, uscire dal nucleo familiare significa da subito abbassare il proprio Isee, con tutti i vantaggi che ne derivano, sono previsti anche degli assegni sociali, molto utili per il coniuge in attesa di arrivare alla pensione. Se si aggiunge poi che la separazione è consensuale – per cui i costi si abbattono e che con il divorzio breve, si conclude la pratica in 6 mesi – la parcella dell’avvocato è un costo che si può sostenere tranquillamente, soprattutto in virtù dei conseguenti benefici. Eccone alcuni nel dettaglio: ricorrendo alle detrazioni fiscali i componenti di una famiglia potrebbero realizzare un risparmio in termini di Irpef, ticket sanitari, tasse universitarie e anche e soprattutto, la possibilità di trasformare una seconda casa in abitazione principale, con ulteriori sconti fiscali.

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