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Questa settimana vogliamo concludere la lunga carrellata sulla commedia dialettale Li nnummera a lu cundrarie, che ha debuttato lo scorso 26 giugno al Teatro Ventidio Basso, proponendovi un’intervista che abbiamo fatto con il regista dello spettacolo, nonché presidente dell’associazione teatrale Gente Nostra, Guido Mosca. Prima di lasciarvi all’intervista, però, ne approfittiamo per dirvi che lo spettacolo ha riscosso un grande successo di pubblico che è accorso numeroso a teatro. Sul palco gli attori si sono esibiti alternando momenti sentimentali, con altri davvero esilaranti, il tutto accompagnato dalle belle melodie cantate dagli attori, tra tutti i giovanissimi Matteo Ingrillini e Cristina Angelini, mentre le ballerine di Lab22 si sono esibite con coreografie meravigliose.

 

Com’è nata l’idea di lavorare su questo spettacolo? “L’idea è nata da un invito di Giorgio Olori, figlio dell’autore della commedia e coadiutore egli stesso e dall’esigenza per il nostro gruppo di preparare un nuovo lavoro per una successiva stagione teatrale”.

Quali difficoltà hai dovuto affrontare da regista? “Innanzitutto ho dovuto ridurre la commedia, che era originariamente in quattro atti e un epilogo; per ovvi motivi, è stata ridotta a due atti e un epilogo. Inoltre, parecchie modifiche sono state apportate al testo per renderlo immediatamente “cantierabile”: le modifiche riguardano sia il testo che la resa dialettale. Anche per le canzoni sono stati necessari dei ritocchi, per renderle più godibili sotto il profilo della efficacia musicale e della resa melodica. Un’altra difficoltà da dover affrontare è stata quella del casting, in quanto si è dovuto scegliere per i personaggi gli interpreti più adatti, e soprattutto sceglierli nell’ambito di due diverse realtà teatrali, poiché il lavoro è nato in collaborazione tra il nostro gruppo e la Fly Communications”.

Quali sono stati i momenti dello spettacolo che ti hanno emozionato di più? “Tutto il lavoro mi ha emozionato in egual misura: tuttavia, la parte finale, con l’uscita di scena dei due protagonisti maschili, è stata a mio parere quella di maggior presa sul pubblico”.

Ci saranno altre repliche? Se si, sai dirci quando? “Al momento, nulla è stato deciso. Vedremo, se è il caso, di organizzare una replica per l’inverno prossimo”.

Com’è nata l’idea di collaborare insieme alla Fly e alla scuola di danza Lab22? “Il carattere stesso della commedia, un musical con derive dialettali, ci ha piacevolmente impegnati tutti in questa triplice collaborazione, rivelatasi poi molto efficace”.

Ci saranno altre collaborazioni future con queste associazioni? “Speriamo di sì”.

Nel tuo spettacolo c’erano anche attori giovani, come sei riuscito ad avvicinarli al genere dialettale? “Cercando di convincerli che alla base di ogni esperienza teatrale c’è sempre un impegno personale sulla scorta delle esperienze vissute da ognuno in famiglia e in società: pilastro fondamentale della famiglia è la tradizione popolare e, con essa, il dialetto, per cui non si poteva prescindere da una esclusione a priori della lingua dialettale da questo lavoro”.

E’ stato difficile lavorare con questi ragazzi, che vengono da un’esperienza teatrale diversa da quella dialettale? “Assolutamente no. Ho trovato da parte loro disponibilità, voglia di proporsi, entusiasmo, e questo non ha mancato di “caricare” positivamente anche me”.

Ormai noi della Fly Communications abbiamo avviato una serie di progetti estivi che coinvolgeranno anche altri centri limitrofi alla nostra città, dove porteremo in tour il nostro ultimo musical Hakuna Matata, che vi anticipiamo debutterà in piazza del popolo il prossimo 18 luglio. Per tanto, continuate a seguirci su questa rubrica e sul mensile di Piceno33, perchè vi terremo aggiornati su tutte le novità. Stay with us!

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