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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – L’afa di questi giorni ha provocato diversi malesseri a bambini e anziani, e non solo, e il Pronto Soccorso dell’Ospedale Madonna del Soccorso ha accolto diverse urgenze, da codici verdi a rossi, di una San Benedetto piena di turisti, con lo stesso personale che lavora in altri periodi dell’anno. Ci siamo recati un giorno all’ospedale di San Benedetto e abbiamo passato lì 9 ore e riportiamo per quanto possibile, fedelmente, la cronaca della nostra esperienza.

LA CRONACA – Arriviamo intorno alle 17. Il primo step che è il triage – che indica il metodo di valutazione e selezione immediata usato per assegnare il grado di priorità per il trattamento quando si è in presenza di molti pazienti – è abbastanza veloce. Ma da subito il medico che assegna il codice fa capire che ci sarà da aspettare per punti, lastre e visite di medici, a causa dell’intasamento interno dovuto a codici rossi e gialli, giunti in ospedale con le ambulanze. Se all’inizio si era tutti in silenzio ad aspettare il proprio turno, dopo qualche ora sono iniziati i primi commenti. Due turisti italiani rimasti 6 ore per  il responso di una lastra: “Sono sconvolto, non è possibile tutta questa attesa per avere un referto medico”. Un medico è uscito e si è scusato per la carenza di personale ma ha anche commentato: “Colpa dei tagli di Renzi“, ma un signore gli ha risposto “sono 15 anni che sto a San Benedetto e qui all’ospedale è sempre la stessa storia!”. Due signore, che non ne potevano più, se ne sono andate dopo 5 ore di attesa, hanno provato a rivolgersi alla Guardia Medica che però alle ore 22:30 (nel frattempo erano arrivate le 22:30 di sera, ndr) era in giro per visite a domicilio, sono poi tornate in Pronto Soccorso: “Paghiamo le tasse salate per una seconda casa a San Benedetto e questo è il risultato?”. Una ragazza ha atteso di fare la lastra almeno 7 ore, perché doveva attendere un medico per autocertificare, in sua presenza, che non era incinta (prassi che pare essere utilizzata per le donne fertili). Nel frattempo, molte persone hanno cominciato a lamentare la presenza di zanzare nella sala del Pronto Soccorso e i più predisposti ad essere punti hanno mostrato parecchie bolle.

LE REAZIONI – Altre due signore se ne sono andate a casa: una di loro aveva bisogno di punti di sutura sul volto e vista l’ora, mezzanotte, ha detto che si sarebbe rivolta al medico di famiglia la mattina seguente. A un certo punto un turista italiano ha perso la pazienza e si è rivolto al triage per lamentarsi della troppa attesa “nella mia città queste cose non accadono!”. L’addetto al triage non ha potuto che ribadire la realtà dei fatti: carenza di personale. Una coppia turisti stranieri – uno dei due aspettava di mettersi alcuni punti al dito –   dopo tante, troppe ore di paziente attesa,  si è rivolta alla sala e il lui della coppia, con la faccia sconvolta, ha chiesto guardando uno a uno tutti i presenti: “It’s normal?!” Dopo tante ore passate insieme a condividere i dolori (molti a causa di fratture e traumi), le preoccupazioni,e a raccontarsi l’un l’altro,  si è formato un vero e proprio gruppetto goliardico di “codici verdi”, il colore della speranza, la speranza di tornare a casa il prima possibile e hanno convenuto che mai un termine come Sala d’Attesa fu coniato meglio per una situazione simile. Tutti i pazienti (non si potrebbe definirli diversamente) hanno cominciato a applaudire ogni volta che uno di loro entrava in reparto per farsi visitare. Ci si indigna, ci si arrabbia a volte, ma poi si affrontano le difficoltà all’italiana maniera: con un pizzico di ironia. Chiamasi sopravvivenza.  E almeno c’era l’aria condizionata.

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