Articolo
Testo articolo principale

Sono poche ma il loro fatturato ha un peso significativo su quello complessivo: le aziende italiane della moda e del lusso quotate in borsa costituiscono un piccolo gruppo, capace però di tener testa ai colossi europei. Pambianco ha preso in esame i risultati del primo semestre del 2015 di un campione nostrano di 15 imprese del settore quotate, e lo ha messo a confronto con un campione analogo di imprese operanti in Europa e negli Stati Uniti.

L’analisi ha mostrato un incremento notevole di fatturato per i marchi Made in Italy, che hanno registrato nella prima metà dell’anno un aumento del 13,2%, passando così da 9,282 a 10,506 miliardi. Il dato è rilevante e porta con sé le previsioni di un trend positivo, sebbene sia inferiore a quello del campione europeo, il cui fatturato è passato da 49,18 a 57,77 miliardi (+17,5%), sul quale pesano certamente i risultati dei giganti del settore.

Sul piano americano, il campione analizzato ha mostrato un andamento stabile del fatturato, a 29,4 miliardi circa. In confronto ad esso, quindi, le imprese italiane ed europee hanno messo a segno un semestre di gran lunga migliore.

Basti guardare i campioni scelti per comprendere la ragione di questo risultato: in Italia marchi come Luxottica, Prada, Ferragamo, Safilo, Moncler, Stefanel e altri, esclusi brand con diverse date di chiusura del bilancio tipo Damiani; per l’Europa aziende come LVMH, H&M, Adidas, Kering, Swatch, Hermès, Hugo Boss, Pandora, Jimmy Choo.

Tutti questi nomi italiani ed europei sono presenti sul mercato con un posizionamento medio o medio alto, e per alcuni si può parlare di vero e proprio lusso, spiega Carlo Pambianco, il fondatore della Pambianco Strategie di Impresa.

Per quanto concerne gli USA, invece, le aziende quotate hanno posizionamenti di mercato diversi e, fatta eccezione per Tiffany, sono tutte grandi catene di abbigliamento o brand di casualwear: Gap, Vf, Limited Brands, Pvh, Hanes, Abercrombie&Fitch, Fossil, Guess, G-III, Quiksilver, Kate Spade e Movado.

Il lusso si dimostra così ancora una volta uno dei settori capace di reagire meglio alla crisi economico-finanziaria globale, e il primo in grado di riprendersi dopo il rallentamento.

TAG: , ,