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ANCONA – Meno poveri e meno persone a rischio di esclusione sociale ma aumentano le persone in stato di grave deprivazione o che vivono in famiglie dove il lavoro non è la principale fonte di reddito. In un anno, secondo il Centro Studi Cna Marche, che ha elaborato i dati Istat, i marchigiani a rischio di povertà o esclusione sociale sono scesi dal 21,8 al 19,6 per cento. Una situazione decisamente migliore rispetto alla media nazionale dove più di una famiglia su quattro (28,3 per cento) è povero o a rischio di esclusione sociale. Una percentuale che risente dei dati delle regioni del Sud,  con la Sicilia che arriva al 54,4 per cento, la Campania al 49 e la Calabria al 43,5 per cento.

“Si considerano a rischio di povertà o di esclusione sociale – afferma il presidente Cna Marche Gino Sabatini -quelli che vivono in famiglie povere o a bassa intensità di lavoro o in condizioni di grave deprivazione materiale. Nella nostra regione nel 2014 sono diminuite le famiglie povere, ossia quelle che hanno un reddito inferiore a 9.455 euro.  Sono scese dal 12,7 al 12,2 per cento. Sono invece cresciute le persone  che vivono in famiglie dove il lavoro non rappresenta la principale fonte di reddito, passate dall’8,2 all’8,4 per cento. In lieve aumento anche  famiglie in stato di grave deprivazione, passate dal 9,4 al 9,5 per cento”. E’ questo, spiega il Centro Studi delle Cna Marche, la categoria che comprende i marchigiani che vivono una situazione di grande sofferenza economica e che coinvolge quasi un marchigiano su dieci.

“Le famiglie in questa condizione – afferma Giovanni Dini, direttore del Centro Studi Cna Marche – non riescono a sostenere spese impreviste superiori a 800 euro, non possono permettersi nemmeno una settimana di ferie lontano da casa e sono in arretrato con i pagamenti di mutui, affitti, bollette o altri debiti. Inoltre faticano a fare un pasto adeguato almeno ogni due giorni  e non riescono a riscaldare adeguatamente l’abitazione. Per affrontare questa emergenza occorre un seria politica di inclusione sociale e di sostegno al sistema produttivo affinché torni a creare sempre più lavoro e reddito”.

A vivere in condizioni di povertà, sono soprattutto gli anziani, le ragazze madri, i padri di famiglia separati o divorziati  e le famiglie numerose. Bassi livelli di istruzione, esclusione dal mercato del lavoro e bassi profili professionali sono altrettanti elementi che favoriscono la povertà ed impediscono anche l’accesso a  beni e servizi essenziali come generi alimentari, luce, gas e telefono, cure mediche. Se la passano decisamente meglio le coppie senza figli mentre è particolarmente difficile far quadrare il bilancio nelle famiglie dove entra un solo stipendio.

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