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ASCOLI PICENO – Nuova riunione dell’assemblea Ata, ieri 15 dicembre, sull’emergenza rifiuti davanti al 60% degli enti rappresentati. Tra i punti all’ordine del giorno l’organizzazione dello smaltimento dei rifiuti , la convenzione di conferimento e l’affidamento del patrocinio legale per la costituzione in giudizio dinanzi al Tar delle Marche e l’organizzazione dello smaltimento dei rifiuti, la sua gestione economico finanziaria e i criteri operativi. Il Comune di Ascoli lascia l’assemblea dichiarando di “non aver ricevuto la documentazione necessaria per prendere una posizione sul voto della seduta”.

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE RIFIUTI – Veloce sintesi della situazione rifiuti in essere: dall’inizio di quest’anno i rifiuti sono conferiti nella discarica Geta, dopo l’esaurimento di Relluce. Per la gestione di questo ciclo le convenzioni in essere non erano valide e per questo l’assemblea Ata aveva avviato un percorso di condivisione dei contenuti tecnici, economici e finanziari, stipulando una nuova convenzione con prezzi, adempimenti e servizi di ciascuna società. Tra le società interessate, Ascoli Servizi si è rifiutata di firmare la convenzione stessa, pur continuando a a svolgere il servizio. Da qui il problema: Ascoli Servizi Comunali, proprio per questo servizio, ha fatturato direttamente ai Comuni, pur mancando di un “contratto”. Da qui la necessità dell’assemblea Ata di fermare i Comuni e di emanare una nuova ordinanza presidenziale per disporre di stipulare una specifica convenzione per pagare i servizi effettivamente resi, così da provvedere alla liquidazione dei Comuni all’Ata e dell’Ata alle società.

I RICORSI AL TAR E LA POSIZIONE DEL COMUNE DI ASCOLI – La guerra dei rifiuti è continuata a colpi di ricorsi al Tar che dovrebbero trovare una soluzione l’anno prossimo, il 20 maggio 2016. Il Comune di Ascoli e Ascoli Servizi Comunali hanno infatti presentato cinque ricorsi al tribunale amministrativo rispetto ad altrettanti atti della Provincia, della Regione e dell’Ata. Su istanza comune di tutte le parti – aveva spiegato il sindaco Castelli – si è ritenuto di associare la discussione cautelare a quella di merito e tutte queste cause sono state rimandate al 20 maggio 2016. Il caso ha voluto che a questi cinque ricorsi siano state riunite altre tre cause amministrative, relative ad altri provvedimenti di gestione dell’emergenza rifiuti da parte di D’Erasmo”.

LA POSIZIONE DELL’ASSEMBLEA – Da qui la necessità dell’assemblea di concedere – all’unanimità – il pieno mandato al presidente D’Erasmo per opporre resistenza davanti al Tar. “L’ata deve strutturarsi quanto prima – ha detto il sindaco di San Benedetto del Tronto, Giovanni Gaspari – e non offrire il fianco a polemiche del tutto strumentali. L’attacco frontale fatto con la richiesta di sospensiva ritirata poi per entrare nel merito, significa che si è presa consapevolezza di non poter portare a casa il risultato. Dobbiamo trovare le soluzioni”. “Nel 2015 abbiamo svolto dodici assemblee – ha ricordato Paolo D’Erasmo – è stato un anno molto difficile perché abbiamo dovuto gestire l’emergenza nell’emergenza. L’assemblea di oggi serve anche per dare un segnale forte rispetto a chi ha lavorato finora. Quando sono entrato in carica come presidente la discarica Relluce era già chiusa. I pareri negativi dell’Arpam hanno determinato uno stop alla sesta vasca. Occorreva, allora, prendere una decisione alla svelta e oggi vorrei sottolineare che un servizio primario come quello dei rifiuti non può e non deve andare avanti a colpi giudiziari. Siamo l’ultima provincia delle Marche come raccolta differenziata, la sfida – già lanciata – è arrivare al 70% a livello provinciale. Il mio è un appello all’unità”.

I DECRETI INGIUNTIVI AI COMUNI DELL’ATA – Le fatture emesse da Ascoli Servizi Comunali e non onorate dai Comuni su decisione dell’Ata hanno causato alcuni decreti ingiuntivi, davanti ai quali, soprattutto le amministrazioni più piccole della provincia ascolana, hanno ritenuto di dover liquidare la società di gestione dei rifiuti, trovandosi oggi nella preoccupazione di pagare due volte lo stesso servizio. Per questo l’assemblea ha votato all’unanimità il pieno mandato al presidente e all’Ata stessa di intervenire ad adiuvandum, non potendo farlo in prima persona.

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