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ASCOLI PICENO – Martedì 26 gennaio l’Autorità territoriale d’ambito si riunirà per discutere la questione dello smaltimento dei rifiuti. Lo stesso giorno andrà in consiglio comunale ad Ascoli per il voto finale il Piano regolatore generale, che sancisce la nuova destinazione d’uso dei terreni agricoli adiacenti alla discarica Geta come “Altre aree per servizi ed attrezzature – Impianti smaltimento rifiuti”. I Comitati Tutela Colline Picene, Tutela del Bretta e ci RifiutiAmo – formati da cittadini di Castignano, Appignano, Offida, Ripaberarda, Poggio di Bretta, Vallesenzana, Croce di Tolignano e di tutta la Valle del Bretta – temono che si arrivi ad una nuova proroga dello stato di emergenza, ignorando gli inevitabili costi ambientali e, di conseguenza, i costi economici.

LA RICHIESTA – E allora, i Comitati tornano a ribadire la necessità di essere coinvolti in tutte la fasi relative alla discussione sulla gestione dei rifiuti urbani di Ascoli Piceno e dell’ambito territoriale; di mettere in campo progetti innovativi che partendo dalle problematiche della gestione dei rifiuti sviluppino iniziative imprenditoriali ed economiche di portata più vasta verso un’economia sempre più sostenibile dal punto di vista ambientale; di invitare le istituzioni a non prorogare lo stato di emergenza e ad approvare con urgenza un nuovo Piano dei rifiuti che ne consenta il trattamento come risorsa e non come fonte di diseconomia e ne riduca l’impatto sulla salute e sull’ambiente.

PER APPROFONDIRE – “Abbiamo già denunciato come la Provincia di Ascoli Piceno è ferma ad un tasso di raccolta differenziata pari al 51,2%, ben al di sotto del 65% prescritto dalla legge, ed ha mancato anche il principale obiettivo di una corretta gestione dei rifiuti incrementando, tra il 2013 e il 2014, la produzione di rifiuti urbani del 12,7% (fonte Ispra, 2015). – commentano i comitati – Il mancato raggiungimento degli obiettivi si traduce in maggiori quantitativi di rifiuti da conferire in discarica e dunque in maggiori costi di smaltimento e maggiori impatti sanitari e ambientali”. Attualmente i comitati non sono a conoscenza di alternative per la gestione dei rifiuti all’interno dell’ambito provinciale, ma intanto la Geta ha presentato una richiesta di ampliamento per 470.000 tonnellate di rifiuti non pericolosi e 110.000 tonnellate di rifiuti pericolosi. “Il conferimento alla Geta – spiegano – al momento costa 95 euro a tonnellata e la Provincia e i Comuni hanno affermato che continuare a conferire i rifiuti alla Geta determina un risparmio rispetto all’unica soluzione alternativa verificata, vale a dire il conferimento a Fermo, che costerebbe 135 euro a tonnellata. Quello che nessuno dice è che il costo non dipende solo dal prezzo per tonnellata ma anche (e soprattutto) dal numero di tonnellate. Se la Provincia rispettasse gli obiettivi di legge della raccolta differenziata o li migliorasse, il costo si potrebbe ridurre dal 30 al 50 per cento. In tal caso il conferimento a Fermo potrebbe costituire una soluzione temporanea in attesa di mettere in campo soluzioni in grado di ridurre drasticamente il conferimento in discarica”. Esistono esempi virtuosi anche nella nostra Provincia: il Comune di Montalto ha portato la raccolta differenziata al 66 per cento ed ha così risparmiato 60 mila euro, pari a circa il 25% della spesa complessiva per i rifiuti. Nella stessa direzione si è mosso il Comune di Force. Nella vicina Provincia di Macerata nel 2015 ben 45 Comuni hanno superato il 65% di raccolta differenziata, e 11 amministrazioni superano l’80%.

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