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ANCONA – Tra gennaio e dicembre si sono iscritte al registro imprese delle Camere di Commercio 9.605 nuove aziende mentre in 10.175 hanno cessato l’attività con la perdita di 570 aziende e di 1.500 posti di lavoro, quasi tutti di lavoratori autonomi e dei loro soci. Nel 2014 era andata peggio: ad aver chiuso i battenti erano state 11.133 imprese contro 9.938 nuove attività con un saldo negativo di 1.195 aziende e di oltre 3 mila posti di lavoro. Analizzando i dati territoriali, emerge come il calo più consistente ci sia stato nel maceratese (-206) e nel pesarese (-174). Negativi anche i dati nelle province di Ancona (-120) e di Fermo (-87) mentre ad Ascoli Piceno il bilancio del 2015 è comunque positivo con un aumento di 17 imprese.

UNIONCAMERE – “Dopo due trimestri di crescita – informa il presidente Unioncamere Graziano Di Battista – tra ottobre e dicembre la crisi è tornata a far sentire nuovamente i suoi effetti con quello che auspico essere un ultimo colpo di coda. In tre mesi sono state 2.643 le imprese che si sono cancellate dai registri camerali rispetto a 2.147 nuove iscrizioni. Un segnale comunque positivo è comunque rappresentato dalla continua crescita delle società di capitale (+1.247) tra cui 210 start up innovative. A diminuire sono invece le imprese individuali (-1.310) e le società di persone (-595), mentre a crescere sono anche consorzi e cooperative (+88)”.

GLI IMPRENDITORI – Ma chi sono i nuovi imprenditori? Secondo l’Unioncamere a fondare una nuova impresa sono stati prevalentemente uomini (71,2%), con un diploma (48,5%) o una laurea (18,6%) in tasca. Il 44,2% ha tra i 36 e i 50 anni, ma un buon 37% ha meno di 35 anni. La maggior parte delle nuove imprese nate quest’anno non ha avuto bisogno di grandi risorse: 3 imprenditori su 4 sono partiti investendo meno di 10 mila euro e sono convinti che nel 2016 aumenteranno il loro giro d’affari.

OUT – A subire ancora gli effetti della crisi sono state le imprese artigiane (-927) scese a 43.374 mentre per quanto riguarda i settori, sono proseguite anche nel 2015 le difficoltà in agricoltura (-643) e nelle costruzioni (-629) mentre anche nel manifatturiero le aziende in attività sono diminuite di 222 unità. Un calo, secondo il Centro Studi di Unioncamere Marche, imputabile soprattutto alle imprese metallifere (-80), al calzaturiero (-55), all’industria del legno (-47). Negativi anche i dati del commercio (-217) e dei trasporti (-78) mentre hanno registrato una forte crescita i servizi alle imprese (+208), le attività immobiliari (+101) ed i servizi di alloggio e ristorazione.

DI BATTISTA – “Sono ancora le imprese più piccole e meno strutturate che faticano a ripartire, soprattutto – afferma Di Battista – a causa del persistere di grandi difficoltà nell’accesso al credito. Infatti, pur essendo aumentato nel 2015 del 3,2 per cento il credito erogato al sistema produttivo marchigiano, alle imprese con meno di 20 addetti è andato solo il 20 per cento dei prestiti mentre rappresentano oltre il 98 per cento delle 173.573 imprese delle Marche. Se si vogliono rilanciare gli investimenti nelle piccole imprese, occorre invertire questa tendenza e tornare a finanziarle, anche attraverso i Confidi”.

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