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Giovedì 4 Febbraio è uscito in tutte le sale italiane l’ottavo film di Quentin Tarantino.  Dopo il fortunato  Django Unchained  del 2012 il regista statunitense riprende in mano il genere western. In una recente intervista il regista ha dichiarato che “The Hateful Eight è da considerarsi come un sotto-sotto- genere dei film western con freddo e neve al posto di caldo e polvere”. Per suo volere poi ha avuto una distribuzione limitata in pellicola Ultra Panavision 70mm, un formato inutilizzato da circa cinquant’anni., che permette di ottenere immagini di qualità migliore.

Ambientato nella seconda metà dell’ottocento  in un Wyoming freddo e cupo, il film vede attraversare nelle sue quasi 3 ore una serie di personaggi, ‘gli odiosi otto’, dentro una piccola locanda la Minnie’s Haberdashery, bloccati da una bufera di neve. Finita la guerra di secessione americana una diligenza sfreccia tra i paesaggi innevati e gelidi. Dentro vi sono il cacciatore di taglie John Ruth conosciuto come ‘Il Boia’ per la sua tendenza a portare i prigionieri vivi fino al patibolo, e la sua ultima preda la latitante Daisy Domergue. Durante il tragitto si imbattono  nel maggiore Marquis Warren, un ex soldato di colore dell’ Unione e ora divenuto un cacciatore di taglie molto temuto. Seppur riluttante ad ospitarlo, Ruth , Daisy e Warren continuano la strada insieme finché non si imbattono in Chris Mannix, un rinnegato del sud che sostiene di essere il nuovo sceriffo della città in cui Ruth deve portare la prigioniera. I quattro proseguono il viaggio ma bloccati dalla una bufera trovano riparo nel vecchio emporio di Minnie, dove ad attenderli non vi sono i noti proprietari, bensì quattro personaggi sconosciuti: Bob, un messicano incaricato di occuparsi della locanda, il boia Oswaldo Mobray, il cowboy Joe Gage e l’anziano ex generale confederato Sanford Smithers.

Inizia una sorta di convivenza forzata, fatta di sguardi carichi di sospetto e ambiguità. I dialoghi brutali e lo scambio di invettive sono gli ingredienti principali del film. Tarantino mostra tutta la sua abilità come regista e come sceneggiatore creando otto personaggi carichi di odio, detestabili, poco inclini alla ragione e brutali. Nessun eroe. Nessuno di cui fidarsi. Si aprono così ostilità su più fronti; tra nordisti e sudisti, tra neri e bianchi e anche tra gli uomini e la donna. Le temperature rigide che costringono i protagonisti a stare insieme, il protagonista Kurt Russel e le musiche composte da Ennio Morricone sono chiare citazioni di uno dei capolavori di John Carpenter ‘La cosa’.

Ma Tarantino non dimentica di omaggiare anche i suoi capolavori; i continui inganni sono un chiaro riferimento alle Iene, gli incroci della trama che spiazzano lo spettatore ricordano Pulp Fiction e la suddivisione in capitoli rimandano a Kill Bill. Ma la ‘mescolanza’ di vecchi film non è la sola nota curiosa. In una scena, Kurt Russel afferra e distrugge una chitarra che la prigioniera Daisy stava suonando. Lo strumento in questione era un’autentica chitarra Martin del 1870 prestata dal Martin Guitar Museum di Nazareth in Pennsylvania. La chitarra in origine doveva essere sostituita con una copia ma per un disguido ciò non fu comunicato all’attore, il quale proseguì come da copione. Tutti sul set furono scioccati dall’avvenimento e la reazioni dell’attrice che vediamo nel film è assolutamente autentica.  In seguito all’incidente il museo ha dichiarato che non presterà più strumenti antichi alle troupe cinematografiche.

The Hateful Eight ha ricevuto sia consensi che critiche, come quasi tutti i film di Quentin Tarantino sa dividere perfettamente il pubblico. Ma come tutti i suoi film non rimarrà indifferente a nessuno e saprà far parlare di sé molto a lungo.

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