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APPIGNANO DEL TRONTO – Secondo la ricostruzione del Comune di Appignano, la vicenda della sesta vasca di relluce, sta seguendo due strade: quella ordinaria regolamentata dalle leggi di questo paese e quella più fantasiosa seguita dal Comune di Ascoli.

LA RICOSTRUZIONE – “Il Comune di Ascoli fa convocare conferenze di servizi invitando enti non legittimati ad esserci, trasforma a proprio favore voti di enti assenti, non convoca enti che hanno il diritto ed il dovere di sedere a quel tavolo ma che notoriamente sono contrari alla realizzazione della sesta vasca, per ragioni tecniche, e ignora completamente il parere negativo dell’Arpam che si è già espressa con tanto di documentazione, trasformando l’assenza in consenso”.

ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO – Il Comune di Ascoli ha organizzato un incontro alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dove si è discusso del pericolo sanitario di una probabile sesta vasca. Per il Comune di Appignano il pericolo sanitario sarebbe quello dovuto all’attuale situazione se si considera l’inquinamento delle acque e dei suoli, “così come testimoniato dall’Arpam e dalle tante diffide dirigenziali per l’inquinamento e il mancato capping di alcune vasche sature da molti anni – e si prosegue – il cui ritardo incide moltissimo sulla stabilità dei versanti e che peggiora una situazione idogeologica già compromessa da anni”.

NUOVO RICORSO AL TAR – Ad oggi quindi, in attesa del pronunciamento tra 90 giorni della Presidenza del Consiglio dei Ministri il Comune di Appignano del Tronto e la Provincia di Ascoli Piceno si sono visti costretti a presentare il ricorso al Tar Marche per ristabilire con la legalità ciò che la politica cerca piegare a proprio vantaggio contravvenendo ad ogni buona norma.

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