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ASCOLI PICENO – Lunedì scorso la consigliera Valentina Bellini ha presentato via pec una richiesta al Prefetto di Ascoli di diffida all’Amministrazione Comunale in merito alla mancata risposta alla sua interrogazione sull’acquisto da parte della società ASC della zona di Relluce per 850.000 euro, datata 28 settembre. Ecco che dopo sei mesi è arrivata la risposta.

L’INTERROGAZIONE – L’interrogazione del PD intendeva avere chiarimenti sull’acquisto, da parte di ASC, del terreno in località Relluce. “Il prezzo di 850.000 euro ci è sembrato del tutto fuori mercato per un terreno agricolo, – commenta – viste le numerose criticità rilevate nel tempo dagli Enti tecnici preposti in merito alla sostenibilità ambientale del sito, e delle vasche già esistenti. Criticità che, infatti, hanno portato l’Arpam e l’Ufficio tecnico della Provincia a non dare parere autorizzativo per l’ampliamento della zona discarica con una sesta megavasca”.

LA RISPOSTA – “Stamattina finalmente è arrivata tramite e.mail ordinaria la trasmissione della risposta. Una risposta senza numero di protocollo, senza nessuna giustificazione del perché di sei mesi di ritardo. – commenta la Bellini – Immaginiamo che la risposta giunga a seguito della opportuna sollecitazione della Prefettura alla quale abbiamo rivolto la nostra richiesta. Uno strumento, quello della richiesta di intervento del Prefetto garante massimo delle Istituzioni nel nostro territorio, a cui ultimamente molto spesso siamo costretti a ricorrere”. Ora starà al Pd leggere attentamente la risposta e valutare la situazione.

PER LA BELLINI UN AZZARDO – “Insomma 850.000 euro spese, da parte della nostra azienda partecipata, come si trattasse di una giocata alla roulette; senza avere nessuna garanzia o anche altra previsione attendibile della possibilità di rendere quell’acquisto redditizio per l’Azienda; dal cui attivo tanto il Bilancio Comunale dipende. – prosegue la consigliera – Che ruolo ha svolto il Socio di maggioranza in questa vicenda? Quali valutazioni hanno portato a quest’azzardo che rischia, ad oggi, di mettere a repentaglio le casse dell’ASC e dunque quelle del Comune? Come ha vigilato l’Amministrazione pubblica sull’utilizzo dei soldi dei cittadini? Perché non si è ricorso ad altre forme più tutelate di acquisto come l’esproprio, ad esempio?”. Domande a cui il Pd, alla luce di questa risposta, cercherà di dare una risposta.

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