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ARQUATA DEL TRONTO – E’ arrivato l’autunno e con esso le feste nei borghi di montagna. Ma tra i banchi degli espositori e delle pro loco sia nella zona dei Sibillini che nella zona dei Monti della Laga i frutti dell’autunno scarseggiano; sono sempre meno infatti le materie prime locali. Purtroppo per soccombere alla scarsa scorta locale si provvede a rifornirsi con prodotti esteri.

Secondo uno studio della Coldiretti su dati Istat, nei comuni di Acquasanta Terme, Arquata del Tronto, Montegallo, Montemonaco e Roccafluvione sono presenti circa 720 ettari di castagneti, una delle più alte concentrazione del centro Italia. Purtroppo queste terre non producono più castagne e marroni come qualche anno fa. Tra il maltempo del mese di giugno e l’azione della “mosca cinese” (Dryocosmus kuriphilus) parassita che colpisce gli alberi, la produzione al momento risulta inferiore dell’80% degli anni migliori e nettamente in calo rispetto al 2015. Distrutte le gemme del castagno che rivestono una rilevanza economica e sociale notevole si rischia anche l’assetto idrogeologico visto che in assenza di produzione le terre vengano lasciate in uno stato di abbandono che crei solo ulteriori danni.

Oltre al terremoto, le zone montane dell’entroterra ascolano e fermano soffrono anche questo ulteriore fattore di crisi economica locale. Di tutto ciò ne guadagnano le importazioni, sono infatti sempre di più le castagne provenienti dalla Spagna, dal Portogallo e dall’Albania. Per tale motivo le associazioni di categoria ed i produttori locali richiedono un maggiore controllo sulla qualità dei prodotti importati ed un maggiore sacrificio delle istituzioni a sostegno delle zona locali in netta crisi.

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