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ASCOLI PICENO – “Caro sindaco Castelli, mi stanno a cuore la salute dei cittadini e l’ambiente. Ben vengano dunque le slide, gli esposti e l’infuocata polemica a patto che portino all’avvio dei lavori della ricopertura della 4° e 5° vasca di Relluce con relativo consolidamento delle vasche in frana. Naturalmente i 32 sindaci della provincia non vogliono che l’onere degli 8 milioni di euro necessari per tali interventi siano a carico dell’Ata, ma di chi ha incassato il corrispettivo da parte dei Comuni e dei cittadini negli anni passati, ossia Ascoli Servizi Comunali e il Comune di Ascoli. Ricordo a Castelli che il Comune di San Benedetto e quello di Grottammare pagano da anni la gestione post mortem delle discariche sul loro territorio sulla base delle risorse incassate quando i siti erano in esercizio. Quando mi sono insediato, i volumi della discarica di Relluce erano esauriti, ho ereditato dunque da Celani e Castelli l’emergenza rifiuti da una gestione pregressa disastrosa”.

ALTRE DOMANDE – Così il presidente della provincia ascolana Paolo D’Erasmo risponde alle dieci domande del sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli e, di contro, ne fa altre.

1. Perché Castelli e Celani non hanno fatto il Piano d’Ambito consentendo di programmare le scelte per la gestione dei rifiuti?

2. Perché Castelli e Celani, nonostante l’obbligo di legge, non hanno mai costituito l’Ata rifiuti?

3. Perche il sindaco Castelli nel nuovo PRG ha dato l’ok alla previsione dell’ampliamento della discarica Geta, soluzione da lui tanto avversata?

4. Perché il sindaco Castelli ha stralciato dal PRG la previsione di ampliamento della discarica di Relluce, se la ritiene la panacea di tutti i mali?

5. Perché Ascoli Servizi Comunali e il Comune di Ascoli hanno acquistato un terreno per oltre 850 mila euro al fine di realizzare la sesta vasca di Relluce quando tutti gli enti hanno espresso parere negativo sul progetto?

6. Perché il Comune di Ascoli non ha pensato ad utilizzare per il terreno le procedure di espropriazione di pubblica utilità?

7. Perché si sono spese somme onerose per l’acquisto di quel terreno, anziché utilizzare tali risorse per la raccolta differenziata?

8. Perché il sindaco Castelli non ha ancora provveduto a mettere in sicurezza l’ex discarica Ipgi?

9. Perché il sindaco Castelli non ha pagato all’Ata 2,5 milioni di euro per il servizio di smaltimento rifiuti?

10. Perché il Comune capoluogo presenta ancora una raccolta differenziata poco sopra al 40%?

E RISPONDE – In merito alle domande poste dal Sindaco Castelli ricordo che le ordinanze emesse ai sensi del testo unico dell’Ambiente, costituiscono atti contingibili ed urgenti per consentire il ricorso temporaneo a speciali forme di gestione dei rifiuti in deroga alla normativa previo parere dell’Arpam, a cui è sempre stato richiesto prima dell’emanazione delle ordinanze. In particolare sulla 3° vasca della discarica di Geta l’Arpam si è espressa più volte, sia nell’ambito della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale che di Autorizzazione Integrata Ambientale. L’Arpam ha svolto inoltre accurati controlli ambientali sull’aria e sulle acque senza mai rilevare pericoli o anomalie, così come fatto anche dall’Asur. Giova inoltre ricordare che, nel procedimento di autorizzazione della discarica Geta, svoltosi nel 2011, per rifiuti pericolosi e quindi con ben maggiori impatti potenziali sulla salute e sull’ambiente rispetto ai rifiuti urbani, il Comune di Ascoli aveva espresso parere favorevole.

SULLE POLIZZE FIDEIUSSORIE – Riguardo alle polizze fidejussorie nel mese di aprile il Servizio Ambiente della Provincia ha svolto un controllo attraverso il sito web della Banca d’Italia per verificare la validità di tutte le garanzie finanziarie che devono essere prestate dai titolari degli impianti che si occupano di gestione dei rifiuti. Dal controllo sono risultate non valide, a seguito della cancellazione dagli Elenchi della Banca d’Italia delle Società Finanziarie che avevano emesso le fidejussioni a favore della Provincia, le garanzie di quattro ditte, tra cui la Geta. Da tale controllo non è emerso alcun inadempimento a carico delle ditte, che si sono trovate improvvisamente “scoperte” a fronte di un premio già pagato. La Provincia ha pertanto immediatamente assegnato un termine per la ricostituzione delle garanzie. Il Decreto Legislativo n. 152/2006 prevede, per l’inosservanza delle prescrizioni autorizzatorie, in successione temporale e secondo la gravità, i seguenti atti: diffida, sospensione e revoca. I procedimenti si trovano, ad oggi, nella fase della sospensione delle autorizzazioni in capo a tre ditte. Per quanto riguarda la Geta, tutti i passaggi svolti sono puntualmente elencati nei provvedimenti dirigenziali di diffida e di sospensione.

PAGAMENTI E DEBITI – La polizza escussa all’Ascoli Servizi Comunali è successiva a diffida, cui non è seguito alcun atto concreto da parte della ditta e quindi atto dovuto ed improcrastinabile a tutela di una criticità ambientale ben nota a tutti gli enti interessati, in primis al Comune. Da ultimo si puntualizza che il Comune non ha pagato un euro degli oltre 2,5 milioni dovuti all’Ata per lo svolgimento del servizio e Ascoli Servizi Comunali, al netto di quanto dovuto per il servizio di competenza svolto, ha percepito somme non dovute da numerosi Comuni e quindi non può vantare alcun credito ma anzi è debitrice nei confronti dell’Ata in modo consistente. Mi auguro di vedere a brevissimo l’avvio dei lavori di ricopertura e consolidamento a Relluce e l’ordinanza per la bonifica dell’IPG.

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