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Coldiretti passa a rassegna i prodotti tipici delle zone terremotate. Dai cavatelli con Lenticchie di Castelluccio e patata rossa di Colfiorito alla crema di pecorino amatriciano, fino alla zuppa di roveja con ciauscolo croccante ecco le ricette per salvare i prodotti terremotati e offrire sbocchi di mercato per rilanciare l’economia e il turismo nelle aree colpite dal sisma. L’iniziativa è della Coldiretti #nonsolomatriciana con venti agrichef di Campagna Amica giunti nelle Marche da tutta Italia, all’agriturismo Fiorenire di Castignano (Ascoli Piceno), uno de comuni del cratere, per imparare le ricette con le tipicità salvate dalle macerie e diffonderle nelle proprie regioni.

Tanti i prodotti tipici delle zone terremotate

Le pregiate Lenticchie di Castelluccio Igp umbre, le cui semine sono oggi a rischio a causa della rete stradale ancora interrotta dal sisma, sono state, come spiega la Coldiretti, usate dagli agrichef in abbinamento a cavatelli di farina di solina e Patata rossa di Cofiorito Igp, altra specialità delle zone terremotate tra Umbria e Marche. Il noto pecorino amatriciano è stato trasformato in una crema vellutata con carpaccio di asparagi crudi e uovo fritto, mentre il tipico ciauscolo marchigiano rende più gustosa una zuppa di roveja, cereale tipico del Maceratese, ed erbe di campo. E anche la Mortadella di Campotosto Igp, specialità abruzzese, viene valorizzata gratinata su gnocchi di castagne in crema di cavolfiore. Ma l’obiettivo è quello di usare le specialità salvate dalle macerie in tante altre ricette e varianti nelle diverse regioni, grazie all’azione dei primi venti agrichef diplomati ufficialmente nella Marche al termine di un corso promosso dagli agriturismi di Campagna Amica, con il presidente nazionale dell’associazione Terranostra, Diego Scaramuzza.

Crollano le vendite dei prodotti tipici

I prodotti locali salvati dalle macerie rischiano, infatti, di sparire per il crollo del 90% del mercato locale provocato dalla crisi del turismo e dallo spopolamento dovuto all’esodo forzato ma anche ai ritardi nella costruzione degli alloggi temporanei. “Il crack delle vendite – ha sottolineato la Coldiretti – ha colpito maggiormente i formaggi, dal pecorino alle caciotte, anche in ragione del fatto che nelle zone colpite dal sisma è molto radicata l’attività di allevamento. L’abbandono forzato delle popolazioni, trasferite sulla costa, e la fuga dei turisti hanno fatto venir meno la clientela, mettendo in grave difficoltà le aziende che, oltre a non vendere, devono comunque mungere tutti i giorni con la necessità di trasformare il latte o cederlo a qualche caseificio, peraltro in una situazione in cui molte strutture di questo tipo sono inagibili. In difficoltà anche il settore dei salumi, a partire da quelli pregiati a Denominazione di origine, dove al blocco delle vendite si è accompagnato quello della produzione a causa dell’inagibilità dei laboratori che si trovano nelle zone del cratere. Ma l’assenza di acquirenti – continua la Coldiretti – sta interessando un po’ tutte le produzioni, compresi farro, lenticchie e altri legumi.

Non solo amatriciana

“A rischio – ha concluso la Coldiretti – c’è un patrimonio di specialità conservate da generazioni nelle campagne diventate simbolo del Made in Italy in tutto il mondo, dal pecorino di Farindola al pecorino Amatriciano, dalla lenticchia di Castelluccio al pecorino dei Sibillini, dal Vitellone Bianco Igp alla patata rossa di Colfiorito Igp, dallo zafferano al tartufo, dal ciauscolo Igp al prosciutto di Norcia Igp, dalla mortadella di Campotosto al caciofiore aquilano fino alla ventricina teramana. Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti che è importante sostenere concretamente affinchè la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo”. 

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