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Crescono le esportazioni del settore della pelletteria (91,7 mln. e +3,5%), della chimica-plastica (23,7 mln. e +35,8%) e dell’agro-alimentare (14,4 mln. e +22,9%), mentre è il dato del farmaceutico (-11,1%, con 422,2 mln.) a frenare il dato dell’export della provincia di Ascoli Piceno nel primo trimestre dell’anno. E’ quanto emerge dai dati Istat (-6,4%, con un fatturato complessivo di 673,8 milioni) elaborati dalla Camera di commercio.

Si può parlare di ripresa?

Secondo il presidente dell’ente camerale, Gino Sabatini, le performance di tre tra i settori importanti per l’economia della provincia “sono segnali di una timidissima ripresa, che deve trovare una maggiore continuità nei prossimi mesi, anche grazie a progetti e finanziamenti a sostegno della ricostruzione post terremoto”. “in particolare – aggiunge – il risultato delle calzature, con quasi 75 milioni (+3,7%), ci fa essere moderatamente ottimisti”.

La frenata del fatturato rispetto al primo trimestre dello scorso anno, inoltre, non cancella “la forte vocazione all’export delle nostre azioni”: in valore assoluto, Ascoli Piceno è la provincia che, nelle Marche, ha realizzato il fatturato maggiore dopo Ancona (919,9 mln.) e davanti a Pesaro Urbino (673,8 mln.), Macerata (424,3 mln.) e Fermo (333,6 mln.). “Ovviamente – fa notare Sabatini – il settore farmaceutico, con 422,2 milioni, ha un peso determinante sul totale del fatturato delle nostre aziende, ma al tempo stesso va colto il trend: la crisi è ancora dentro le nostre fabbriche, ma esportare aiuta a non restare prigionieri del mono-mercato italiano, che non decolla”. A questo proposito, il presidente dell’ente camerale, spinge le aziende più piccole “a ricercare forme di aggregazione, anche provvisoria, per superare la zavorra della dimensione che non consente di presentarsi all’estero con le carte in regola per competere” e, in alternativa, chiede “agli imprenditori di guardare alle tecnologie digitali per sfruttare le potenzialità della rete”.

Il punto della Camera di Commercio

Tornando ai dati del terzo trimestre di quest’anno, sul risultato finale pesa il ‘fattore Russia’, con “la svalutazione del rublo e il crollo del prezzo del petrolio, che si aggiungono alle contro sanzioni che Putin ha deciso contro le aziende dell’Ue”. Un vulnus che anche le aziende ascolane pagano a carissimo prezzo. Per la pelletteria, Mosca è diventato il quarto mercato di sbocco (4,8 mln. e -16,3%), mentre è solo l’undicesimo per l’agroalimentare (8,7 mln. e – 10,8%), mentre il farmaceutico ha esportato da gennaio a marzo di quest’anno poco meno di un milione. “Una situazione insostenibile – sostiene Sabatini -, che richiede un intervento forte della Regione Marche verso il governo italiano: un’azione congiunta e non più rinviabile, che dovrebbe essere realizzata insieme alle altre Regioni italiane”.

C’è un altro “timido segnale di ripresa” offerto dall’export del primo trimestre: il settore dell’automotive ha portato a 2,6 mln. il proprio fatturato, con un incremento del 71,3%, “valori assoluti ancora minimi – chiude Sabatini -, ma essenziali per dare solidità alla nostra voglia di ripresa”.

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