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Il fenomeno del gambling si è ormai diffuso ad un ritmo vertiginoso in Italia. Il nostro Paese, ormai, è diventato una sorta di “Repubblica democratica fondata sul gioco”.

I numeri parlano chiaro: negli ultimi 12 mesi il 54% degli italiani ha giocato almeno una volta, sperando in una vincita in denaro. La perdita netta sofferta dai giocatori è stata di 18,5 miliardi (1,1% del Pil) su una raccolta di 95 miliardi. Ad oggi, si registrano oltre 16 milioni di giocatori d’azzardo tra i quali più di un milione e 200 mila sono giovani in un’età compresa tra i 14 e i 19 anni. In questo contesto, non meraviglia il fatto che, anche i ludopatici siano aumentati. Benché manchino dati certi, il numero dei malati si aggirerebbe intorno ai 900.000.

Il Gap è uno dei fenomeni che fa maggiormente discutere in Italia. Quello che nel nostro Paese manca, è un disegno normativo che aiuti a contrastare la diffusione del gambling. L’ultima proposta del governo è un Piano di Riordino del gioco d’azzardo che, però, non risolve il problema di fondo.  L’intenzione, è, infatti, quello di diminuire l’offerta di gioco terrestre sul territorio, ma, questa, è una soluzione tampone che non tiene conto del quadro ludico attuale. Oltre ad essere un piano che non previene, ma, al massimo, pone un freno, al gioco d’azzardo, non tiene conto della diffusione del settore online.

I giocatori, infatti, sono aumentati, grazie alla diffusione del gioco in rete. Solo nel 2016, questo settore ha raccolto 9 miliardi di euro sotto forma di tasse dello stato. Il fenomeno del gioco d’azzardo in rete è totalmente ignorato dal governo, vuoi per mancanze di dati certi, vuoi perché si ha una visione ancora troppo legata al territorio. Internet è diventata la patria dei gamblers italiani soprattutto per quel che riguarda le scommesse sportive. Questo settore ha subito un’impennata del 25% nell’ultimo anno, balzando al 341% con una spesa di 350 milioni.

Per uno stato assente, sono le Regioni a farsi carico di un’opera legislativa che contrasti il gambling. Prendiamo, come esempio, le Marche. In una regione, che, secondo l’ultimo censimento disponibile, si attesta su 1.538.055 abitanti, la raccolta relativa al gioco d’azzardo nell’ultimo anno è stata di 1.916.000.000 con un incremento del 98%. Nella sola città di Ancona ci sono 35 sale giochi, 160 tra sale scommesse e videolottery e circa 280 slot. Per quel che riguarda il fenomeno del GAP, sono stati registrati finora 405 casi, ma sono 727 i contatti avuti al numero verde istituito per contrastare questa patologia.

Per tentare di combattere il fenomeno ludico, la Regione Marche ha approvato, ad inizio 2017, una legge Regionale denominata “Norme per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico e della dipendenza da nuove tecnologie e social network”.  I punti cardine di tale piano legislativo è il “divieto di installare slot machine in locali vicini a scuole, poste e banche, e compro oro. Limitazioni per l’apertura dell’attività, aggravamento dell’Irap per chi installa le macchinette. Soprattutto, questo piano, punta ad un’azione di prevenzione contro il GAP mediante la Consulta e l’Osservatorio regionale e istituisce il già citato numero verde sulle dipendenze patologiche. Lo scopo principale è quello di informare, con una serie di iniziative e programmi, sui rischi del gioco d’azzardo, cercando così, di far desistere gli appassionati del settore.

Questa strada è stata seguita anche da molte altre regioni che hanno compreso come, la maggior parte della popolazione dedita al gioco, è vittima anzitutto di una cattiva informazione sui rischi causati dall’azzardo. Per questo, promuovere campagne di sensibilizzazioni e istituire punti di ascolto viene visto come un’arma efficace per combattere il fenomeno.

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