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Al cinema L’Inganno, l’attesissimo film di Sofia Coppola, con Nicole Kidman, Colin Farrell e Kirsten Dunst.

Virginia. 1863. Ferito a una gamba durante la guerra civile americana, il caporale John McBurney viene trovato in un bosco da una giovanissima allieva di un collegio femminile. Condotto da quest’ultima nell’istituto, dove ormai sono rimaste solo in poche, l’uomo ne sconvolge il ritmo e la vita, fatta di studi e faccende domestiche. 

Il ‘nemico’ viene quindi accolto, curato e viziato, finendo per scatenare (forse volontariamente, chissà) una guerra di seduzione.

Miss Martha è l’impeccabile direttrice di un collegio al femminile dove i giorni si susseguono uguali, scanditi tra pasti, lezioni soporifere, preghiere e faccende domestiche. Fuori infuria la guerra di secessione americana, la reclusione quindi è forzata ma salvifica per tutte.

Ma il ‘fuori’ è destinato ad irrompere furiosamente per sconvolgere tutto. Gli equilibri vengono ribaltati e tra corsetti troppo stretti e voglia di libertà le ragazze mettono in mostra la loro vera natura.

L’inganno, la recensione

La palma d’oro al Festival di Cannes non è casuale. Tutto l’intero film è magistralmente diretto. Le prestazioni di Kidman e Dunst sono ottime e Farrell è ambiguo al punto giusto.

Il dovere imporrebbe di consegnare il nemico all’esercito alleato, ma l’ingresso di un maschio attraente ha risvegliato inconfessate pulsioni negli animi delle giovani e lo spirito di carità fornisce un alibi e un’assoluzione apparente.

Del bel caporale Colin Farrell la direttrice Nicole Kidman lava il corpo ferito, l’insegnante Kirsten Dunst lo cura con amore, la giovane allieva Elle Fanning flirta spudoratamente, e lui, una volta guarito, approfitta del suo fascino per creare un gioco di seduzione che, destabilizzando gli equilibri, gli si ritorce fatalmente contro. 

La Coppola intendeva forse far emergere sotto le vesti d’epoca un’ immagine femminile di forza indomabile e combattiva, retrocedendo l’uomo da predatore a preda; ma soprattutto facendoci riflettere su una questione spinosa e fin troppa attuale di questi tempi: il vero nemico siamo noi o l’estraneo?

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