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Costantino Rozzi, un nome che evoca ricordi indelebili per tutti i cittadini nati all’ombra delle Cento Torri: 23 anni fa esatti ci lasciava un uomo che ha reso la nostra città famosa in tutto il Mondo. Per rendere omaggio alla sua memoria oggi alle ore 18 a Villa Pigna, nella chiesa di San Luca verrà celebrata una messa. Per ricordarlo sul campo, in occasione di Ascoli Pescara di giovedì 21, la squadra bianconera indosserà i calzettoni rossi.

Costantino Rozzi, la storia di un mito

Costantino Rozzi nasce ad Ascoli Piceno l’11 gennaio del 1929. Dopo il diploma di geometra, conseguito nel ’48, diventa imprenditore. Nel 1968 la folgorazione per la Del Duca Ascoli che acquista, dicendo che ne avrebbe assunto la guida per non più di un anno. Mai nessuna previsione si rileva più sbagliata. Il presidentissimo infatti, sarà al timone della squadra bianconera per 26 anni.

Oltre un quarto di secolo dove Rozzi riscrive la storia non solo dal punto di vista calcistico, ma anche dal punto di vista culturale e di costume della città picena. Culmine di questa favola è il campionato 73-74: in quell’anno la squadra bianconero centra il primo posto assieme al Varese con 51 punti all’attivo,e conquistando la prima storica promozione in serie A. E’ una festa clamorosa. Una piccola cittadina che da quel momento in poi si scontrerà con squadroni del calibro di Inter, Milan e Juve. Sembra un sogno ma è la realtà. Costantino decide per l’occasione di ampliare lo stadio Del Duca, fino a portarlo ad una capienza di circa 36.000 posti. 

Con la serie A arrivano le prime ospitate televisive: al Processo del Lunedì, ideato e condotto dall’immenso e indimenticabile Aldo Biscardi, scomparso lo scorso 8 ottobre, Rozzi si erge a paladino dei diritti delle cosiddette provinciale assieme all’ex presidente del Pisa Romeo Anconetani. 

Le frasi celebri

Il Presidentissimo era noto per frasi che sono diventate marchio di fabbrica del suo essere. Ecco quelle più celebre, prese dal sito le-citazioni.it. “Non sono disposto a vedere l’Ascoli all’ultimo posto della classifica. L’Ascoli è un qualcosa che sta al di sopra degli uomini che la rappresentano”; “Oggi non è come un tempo, quando ognuno tirava l’asino della discussione per la sua cavezza, tanto non c’era la riprova di quel che si asseriva in fatto di rigori, falli e via dicendo: oggi c’è la TV, ci sono le moviole e, bene o male, certi errori marchiani si evidenziano”. “Sono fatto così, dico quello che penso. Mi dispiace…“;

“Il calcio per noi non è soltanto un fatto sportivo. È un fatto sociale. È un fatto che rappresenta la pedina di lancio per una provincia che per troppo tempo era rimasta in disparte. Per questo faremo di tutto perché la bella favola continui”; “Se può servire sono pronto a chiamare anche una fattucchiera: sarei anche disposto ad un compromesso col padreterno pur di salvare l’Ascoli”. “Parlano degli stranieri, dei giocatori che costano miliardi. Io Casagrande l’ho pagato poco più di un miliardo e lo avete visto tutti”;

 [dopo una vittoria fortunosa] Abbiamo vinto e basta. Abbiamo avuto fortuna perché la fortuna ci appartiene” ; “La serie A è nostra e nessuno ce la toglierà mai più. Resterà in eredità ai figli dei nostri figli”.

18 dicembre 1994, una data che nessuno mai dimenticherà

E’ il 18 dicembre 1994, al Del Duca arriva il Pescara. L’Ascoli, guidata da Albertino Bigon, sconfigge 3-0 gli abruzzesi con le reti di Incocciati, Bierhoff e Menolascina. Una vittoria che giunge nel giorno in cui Costantino Rozzi, ricoverato d’urgenza il giorno prima, ci lascia. Oltre 20mila i presenti ai funerali del presidentissimo. Un uomo indimenticabile, che manca profondamente a tutti noi. 

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